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comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Celano (Celanë in dialetto marsicano: /ceˈlanə/[4]) è un comune italiano di 10 186 abitanti[1] della provincia dell'Aquila in Abruzzo. È insignito del titolo di città con decreto del presidente della Repubblica del 25 marzo 1998.[5]
Celano comune | |
---|---|
Celano e il castello Piccolomini | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | L'Aquila |
Amministrazione | |
Sindaco | Settimio Santilli (liste civiche di centro-destra) dal 1-6-2015 (2º mandato dal 22-9-2020) |
Territorio | |
Coordinate | 42°05′03.5″N 13°32′51.9″E |
Altitudine | 800 m s.l.m. |
Superficie | 82,8 km² |
Abitanti | 10 186[1] (31-3-2024) |
Densità | 123,02 ab./km² |
Frazioni | Borgo Ottomila, Borgo Strada 14 |
Comuni confinanti | Aielli, Avezzano, Castelvecchio Subequo, Cerchio, Collarmele, Gagliano Aterno, Luco dei Marsi, Ovindoli, Pescina, San Benedetto dei Marsi, Secinaro, Trasacco |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 67043 |
Prefisso | 0863 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 066032 |
Cod. catastale | C426 |
Targa | AQ |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 720 GG[3] |
Nome abitanti | celanesi |
Patrono | santi Simplicio, Costanzo e Vittoriano |
Giorno festivo | 24-25-26 agosto |
Cartografia | |
Posizione del comune di Celano all'interno della provincia dell'Aquila | |
Sito istituzionale | |
Celano è situato in posizione dominante sulla piana del Fucino. La città è adagiata alle pendici del monte Tino, detto anche Serra di Celano, a quota 860 m s.l.m. Parte del suo territorio è inclusa nel parco naturale regionale Sirente-Velino. La montagna, che la sovrasta con i suoi 1 923 m s.l.m., è compresa nel gruppo montuoso del Sirente-Velino. Nel territorio comunale si trovano le gole di Celano, forra che discende dalla val d'Arano[6][7]. La strada statale 696 del Parco Regionale Sirente-Velino collega la città con Ovindoli e l'altopiano delle Rocche.
Celano confina con i comuni di Aielli, Avezzano, Castelvecchio Subequo, Cerchio, Collarmele, Gagliano Aterno, Luco dei Marsi, Ovindoli, Pescina, San Benedetto dei Marsi, Secinaro e Trasacco.
Celano è caratterizzata da un clima montano mediterraneo[8]. Di seguito sono riportati i dati dell'ARSSA (Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo), registrati nel periodo 1951-2000, relativi alla stazione meteorologica situata nella frazione celanese di Borgo Ottomila[9].
Borgo Ottomila (1951-2000) | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 6,6 | 9,2 | 13,1 | 16,7 | 22,0 | 26,0 | 29,1 | 29,0 | 24,7 | 18,8 | 12,2 | 7,3 | 7,7 | 17,3 | 28,0 | 18,6 | 17,9 |
T. min. media (°C) | −3,5 | −2,5 | −0,4 | 2,5 | 6,1 | 9,0 | 10,3 | 9,8 | 7,2 | 3,8 | 0,9 | −2,0 | −2,7 | 2,7 | 9,7 | 4,0 | 3,4 |
Precipitazioni (mm) | 63 | 66 | 53 | 57 | 44 | 38 | 30 | 36 | 55 | 75 | 103 | 88 | 217 | 154 | 104 | 233 | 708 |
Giorni di pioggia | 8 | 8 | 8 | 9 | 8 | 5 | 4 | 4 | 6 | 7 | 10 | 9 | 25 | 25 | 13 | 23 | 86 |
Nella tabella climatica relativa alla località di Borgo Ottomila compare anche un estremo assoluto di −32 °C[10] non pubblicato però sugli annali idrologici dell'ARSSA.
Il toponimo Celano in passato è stato erroneamente associato a Cliternum, che in realtà era un villaggio degli Equi situato in una zona della contemporanea provincia di Rieti. Al nome di Celano, invece, sono legate diverse altre ipotesi etimologiche: secondo alcuni studiosi deriverebbe da Vicus Caelanum; secondo altri da Caela, Cele o Coele, nomi trasformatisi in Celanum, Coelanum quindi Caelum o Caelanum[11][12].
Come nel caso di altri centri marsicani anche a Celano la presenza continuativa dell'uomo risale a circa 18.000 anni fa, al Paleolitico Superiore. Le necropoli di località Paludi risalgono invece all'Eneolitico e all'età del Bronzo.
Paludi, abitata fin dall'epoca preromana, venne abbandonata in seguito alla caduta dell'Impero romano che, per via della mancata manutenzione, causò l'ostruzione dell'emissario e dei cunicoli di Claudio con il conseguente innalzamento del livello lacustre[13]. Fu così che ai primi ocres, situati sul monte Secine (Cele di Aielli), seguirono quelli del monte San Vittorino e le fortificazioni vere e proprie del monte Tino (Serra) e del colle Oretino, nei pressi della contemporanea località di Casalmartino di San Potito[14].
Buona parte del territorio fucense in epoca romana fece parte dell'ager di Alba Fucens[13].
La gastaldia dei Marsi, inserita nel ducato di Spoleto, fu elevata a contea, dotata di autonomia amministrativa dall'imperatore Lotario I e dal suo successore, il figlio Ludovico II, intorno alla metà del IX secolo[15].
Il dominio feudale passò sotto il controllo di Berardo "il Francisco", capostipite dei conti dei Marsi, e si sviluppò ulteriormente grazie all'unione del già ampio contado marsicano con altri territori circostanti, diventando di fatto uno Stato indipendente già a partire dal 960-970[16].
Nel 1057 il vescovo dei Marsi Pandolfo fece realizzare l'Exsultet per la chiesa di San Giovanni Capodacqua (intitolata nel XV secolo alla Madonna delle Grazie) a testimonianza dell'importanza ecclesiastica di Celano. Il rotolo di pergamena fu decorato presso l'abbazia di Montecassino[17]. Nel corso del XII secolo, in seguito all'avvento dei Normanni e alla nascita del Regno di Sicilia, la contea marsicana fu divisa nei tre comitati di Albe, Carsoli e Celano[18].
Nella Marsica San Francesco d'Assisi diffuse il suo ordine. La sua prima presenza nel territorio risulterebbe nell'inverno tra il 1215 e il 1216, quando soggiornò nei pressi della contemporanea San Benedetto dei Marsi dove dormiva, insieme con i poveri, in una località chiamata "Luogo" (in dialetto locale "i loche"), vicino all'anfiteatro romano di Marruvium. Un successivo viaggio nella Marsica, a Pescina, Celano e San Benedetto dei Marsi, ci sarebbe stato con ogni probabilità tra il 1219 ed il 1222. Secondo quanto avrebbe riportato il suo primo biografo Tommaso da Celano e, in seguito, Bonaventura di Bagnoregio che riscrisse la biografia, San Francesco avrebbe guarito, attraverso un miracolo, un cavaliere che lo ospitò nel palazzo celanese di sua proprietà[19][20].
Nel 1223 Federico II di Svevia sottrasse la contea al conte Tommaso da Celano per concederla ai conti di Segni non prima di aver distrutto l'abitato originario del colle San Vittorino, a mezza costa sul monte Tino, e di aver costretto alla deportazione i suoi abitanti in Italia meridionale, Sicilia e Malta.
Quattro anni dopo, forse per intercessione di Papa Onorio III, i celanesi poterono tornare nella Marsica e ricostruire una città nuova più in basso sul colle San Flaviano che, fino alla morte dell'imperatore svevo avvenuta nel 1250, fu chiamata "Cesarea"[21][22]. Nel 1268 con la sconfitta della battaglia di Tagliacozzo terminò il dominio svevo in favore degli Angioini che entrarono in possesso delle contee di Celano ed Albe[23].
Nella seconda metà del XIII secolo i conti dei Marsi, rientrati in possesso del contado con Ruggero Berardi, figlio di Tommaso, iniziarono con Pietro II l'edificazione del castello medievale sulla base di una preesistente fortificazione situata alla sommità del colle San Flaviano[13][23].
Sotto il dominio degli Aragonesi fu regolamentato il regio tratturo Celano-Foggia e venne potenziata una delle più frequentate vie pastorali della transumanza tanto da farla divenire un cardine dell'economia locale[24]. Il conte Lionello Accrocciamuro e sua moglie, la contessa Jacovella ultima erede dei Berardi, portarono a compimento importanti opere come il completamento del secondo piano del mastio e dei tre torrioni del castello Piccolomini e la costruzione del forte corrispondente alla contemporanea chiesa di San Francesco oltre a numerosi altri interventi artistici in stile rinascimentale nelle chiese celanesi[13].
Nel 1463 Ferdinando d'Aragona concesse la contea celanese ad Antonio Todeschini Piccolomini, nipote di Papa Pio II.
Stando ad una supposizione nel secondo decennio del XVI secolo, durante il periodo romano, Leonardo da Vinci avrebbe visitato l'Abruzzo. In questa occasione avrebbe deciso di utilizzare la carta prodotta con la rinomata gualchiera di Celano per realizzare alcuni suoi disegni e forse per uno dei suoi codici, il manoscritto apografo Codice Lauri, in cui sarebbe riportata l'opera Trattato della pittura[25][26].
Nel 1591 Costanza Piccolomini decise di vendere la contea a Camilla Peretti, sorella di Papa Sisto V, la cui famiglia governò per circa un secolo. Nel corso del Seicento povertà e diffusione delle malattie causarono proteste e sommosse soprattutto nel Sud Italia. A Celano la rivolta popolare condotta dell'aquilano Antonio Quinzi seguì la scia di quella napoletana di Masaniello finalizzata a indebolire il dominio spagnolo[13].
Il 10 giugno 1695 la cittadina subì gravissimi danni in seguito al terremoto di Bolsena[27].
La contea passò in successione sotto il controllo dei Savelli, dei duchi Cesarini-Sforza e dei successori, gli Sforza Cabrera Bovadilla fino al 1806, anno dell'abolizione del feudalesimo[13].
Il brigantaggio fu al centro delle vicende storiche del territorio così come avvenne in gran parte della Marsica prima e dopo l'unità d'Italia[28][29].
Il banchiere romano, Alessandro Torlonia, dopo aver ripreso ed ampliato il progetto dell'imperatore Claudio, sfruttando il passaggio dell'emissario e i cunicoli di epoca romana, prosciugò il Fucino diventando proprietario di gran parte delle terre coltivabili (16 507 ettari) per 99 anni. Appena 2 500 ettari furono lasciati ai comuni circumlacuali. I lavori ebbero inizio nel 1855 e furono dichiarati ufficialmente conclusi nel 1878. La fertile conca sarà destinata alle coltivazioni agricole, le sue terre furono ben presto rese lavorabili ed abitabili attraverso una serie di opere pubbliche, come la costruzione di case, fattorie e strade[30]. A Celano e nei comuni ripuari seguirono, tuttavia, anni di forti tensioni sociali legate soprattutto al diritto al lavoro e alle difficili condizioni lavorative.
Celano fu segnata dai terremoti in età moderna subendo danni gravissimi al patrimonio architettonico, in particolare nel 1706 con il terremoto della Maiella. Fu però il terremoto della Marsica del 1915 a causare a Celano la più grave distruzione per cause naturali e un alto numero di vittime[13]. Furono 1 118[31] i celanesi che persero la vita a causa del sisma che fece registrare una scossa di magnitudo 7.0 (equivalente all'11º grado della scala Mercalli) che si verificò alle ore 7.52.48 (dato dell'INGV). Il terremoto causò 30 519 morti concentrati soprattutto nell'area marsicana, del Cicolano e del Lazio meridionale[32][33]. Il quotidiano La Tribuna avviò una raccolta di fondi per la realizzazione di un primo baraccamento nel quartiere che prese il nome di "Tribuna"[34].
Nella notte tra il 29 e il 30 dicembre del 1923 la chiesa di San Giovanni Battista fu teatro di un furto sacrilego: le urne di bronzo contenenti le supposte reliquie dei santi Simplicio, Costanzo e Vittoriano[35] furono rubate e il contenuto versato sul pavimento della chiesa. Le forze dell'ordine trovarono l'autore del furto, Francesco Tomei, in un fienile con le urne rubate. L'uomo fu tenuto in custodia. Le autorità religiose organizzarono un rito riparatorio al termine del quale però alcuni partecipanti assaltarono la caserma ove era custodito il Tomei, lo prelevarono e gli diedero fuoco[36][37].
La sera del 30 aprile 1950 la centrale piazza IV Novembre fu teatro dell'eccidio di Celano a causa del quale vennero assassinati, durante le manifestazioni e le proteste per il diritto al lavoro e la dignità dei lavoratori, due braccianti: Agostino Paris ed Antonio Berardicurti[38]. Quella repressione, perpetrata contro il movimento popolare che reclamava i propri diritti, non fermò le rivendicazioni contadine. Il 3 maggio 1950 si celebrarono solennemente i funerali dei due braccianti e si tenne un comizio incentrato sulle condizioni lavorative in Italia, la pace e l'unità di tutti i lavoratori. Da quel tragico evento il governo iniziò a muovere concretamente i primi passi per quella che fu la riforma agraria del 1950, da cui nacque il 28 febbraio 1951, l'ente della Maremma Tosco-Laziale e del territorio del Fucino[39]. Seguì l'espropriazione terriera anticipata ai danni dei Torlonia e l'assegnazione di oltre 14 000 ettari di terreni coltivabili agli agricoltori diretti. La riorganizzazione del Fucino in appezzamenti più grandi fece registrare un importante incremento delle produzioni agricole e il miglioramento delle condizioni socio-economiche del territorio[40].
Celano è stata toccata come gran parte dei centri abruzzesi e del sud Italia dal fenomeno dell'emigrazione in particolare nel primo e nel secondo dopoguerra. Molto numerosa è, infatti, la comunità celanese residente in Canada, in particolare nelle città di Mississauga (Ontario), Toronto e Vancouver, ma anche in Australia e in Argentina[41].
Lo stemma è stato riconosciuto con decreto del capo del governo in data 10 novembre 1934.[5] Lo scudo è troncato da una fascia d'agento caricata del motto Vitrea te Fucinus unda, citazione tratta dall'Eneide di Virgilio. Nella partizione superiore è rappresentata una corona contenente tre rami di palma, accompagnata dall'Agnus Dei e dall'aquila simbolo di san Giovanni evangelista. La parte inferiore include lo specchio d'acqua raffigurante il lago Fucino e i monti circostanti sormontati da tre stelle a sei punte. La scritta "UNIVERSITAS CELANI CAPUT MARSORUM" circonda il sigillo[42].
Drappo partito di rosso e di azzurro, ornato di ricami d'oro. Include centralmente lo stemma e gli ornamenti da città sormontati dalla scritta "CITTÀ DI CELANO". Nell'uso del gonfalone si osservano le norme del D.P.C.M. 3 giugno 1986, sostituito dalla legge 5 febbraio 1998, n. 22[43].
«Ricorderò la mattina nei freschi prati ai piedi della città, girando tra gli alti pioppi avvolti dalle viti… le calme sere, così piene di piacevoli avvenimenti… Durante la notte, calma e lucente era la distesa del lago, che sembrava d'argento, sotto la finestra del palazzo al chiarore della luna piena; l'antico castello proiettava le sue lunghe ombre sulla città addormentata»
Il territorio presenta diversi siti di interesse archeologico come Celano-Paludi, necropoli risalente all'ultimo periodo dell'età del bronzo[61] ed area palafitticola, probabilmente frequentata in modo occasionale già in epoche precedenti, situata in territorio fucense[62]. Il monte Tino conserva i resti del castello-recinto, risalente con ogni probabilità intorno al XII secolo, mentre sul monte San Vittorino si trovava il monastero scomparso di San Vittorino in Telle[63]; nella stessa località a circa 1200 m s.l.m. è collocato l'affresco rupestre, risalente tra il XII e il XIII secolo, raffigurante san Giorgio in lotta contro il drago[64]. Sulla sommità dei monti che sovrastano l'abitato contemporaneo ci sono le tracce della "turris Celani" e delle fortificazioni della Serra. In località Casalmartino di San Potito si trovano i resti del castrum Oretino (castello di Auretino). All'ingresso delle gole di Celano, in epoca antica importante via di comunicazione verso l'altopiano delle Rocche, ci sono i resti dell'incastellamento medievale di Foce, chiamato in alcuni documenti settecenteschi Castelluccio. Nei pressi della gola si trovano i resti dell'eremo di San Marco ai Casaleni e, verso la valle d'Arano, del monastero di San Marco alle Foci, precedentemente dedicato a Santa Maria Intra Fucem[65][66][67]. Posizionata più in alto si trova la necropoli di Cèla, dominata dai resti dell'ocre marso di Caelum (o Caelanum) non distante da quello arcaico del monte Secine di Aielli Alto[68].
Abitanti censiti[74]
Al 31 dicembre 2020 l'Istat ha rilevato una popolazione straniera residente pari a 1 310 persone[75], equivalente al 12,6% della popolazione residente a Celano[76]. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono:
«…póch'a póche une alla vòte, senza pòmpa màgne se sò scriàte tutte cumma fóche quji della téppa mé, vécchie cumpàgne. Addù so jite? Chi s'è mórte 'n guèrre quacchidùnàtre s'è perdut 'n fume girènne i munne, sparze pe' la tèrre…'nnanz'alla chiése n'n ge stà nisciúne!"[77]»
Il dialetto parlato a Celano è incluso nell'area Abruzzese occidentale del sistema dei dialetti meridionali intermedi. I dialetti del territorio marsicano, escludendo le zone di Tagliacozzo e Carsoli, appartengono alla stessa area, tuttavia sono molto differenti fra loro. Anche il particolare dialetto celanese presenta, a tratti, una somiglianza con il napoletano per via degli scambi economici documentati durante il Regno di Napoli[78][79].
Dal 2009 Celano è una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica[80].
Celano appare nella Morte del cavaliere di Celano, sedicesima scena del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco, nella Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto[91] e in due quadri del XVIII secolo raffiguranti il lago Fucino: Vue de la ville d'Avezzano, au bord du lac de Celano, royaume de Naples, opera di Jean-Joseph-Xavier Bidauld del 1789 (museo del Louvre di Parigi) e Veduta del lago di Celano, nell'Apruzzo, realizzato nel 1795 da Alessandro D'Anna (Museo delle belle arti di Budapest).
Celano nel 1985 fu la location principale in cui Richard Fleischer ambientò il film Yado con protagonisti Arnold Schwarzenegger e Brigitte Nielsen[92]. Alcune scene del film Neve di Stefano Incerti sono state girate tra Celano, Ovindoli, altopiano delle Rocche e Pescasseroli[93]. Nel 2003 nella chiesa di San Giovanni Battista l'attore e regista Germano Di Mattia ha ambientato alcune scene del mediometraggio La leggenda del lago[94].
La trasformazione del lago Fucino in una pianura coltivabile ha stravolto anche le abitudini culinarie celanesi. Ai pesci d'acqua dolce, protagonisti della cucina locale fino alla fine del XIX secolo insieme alla selvaggina e alla frutta[95], sono subentrate le produzioni orticole fucensi come la patata del Fucino e la carota dell'altopiano del Fucino, entrambe certificate IGP[96]. Tra le ricette antiche che sono state tramandate figurano i primi piatti come i tacquelòzze (forma di pasta a rombo) con il sugo di castrato e la lasagna con le polpettine, oltre ai classici dolci pasquali e natalizi[97][98].
Anche a Celano come per la maggior parte dei comuni della Marsica, agricoltura ed allevamento sono tra le fonti principali dell'economia. Numerose le aziende agricole della piana del Fucino che si distinguono per la qualità degli ortaggi. In particolare le patate, per le quali nel 2014 si è concluso felicemente l'iter per il riconoscimento del marchio di qualità IGP (indicazione geografica protetta), attribuito dall'Unione europea[102]. Nelle aree montane del comune si registra la produzione delle patate di montagna e dello zafferano. Le aziende della piana fucense producono in quantità importanti insalate, carote e ogni genere di prodotto orticolo. In Abruzzo il 25% del PIL agricolo arriva dal Fucino[103].
Alle porte di Celano, nelle adiacenze della via Tiburtina Valeria e non distante dallo svincolo autostradale della A25, è situata l'area industriale ed artigianale. Molte le aziende che operano nei più disparati settori: industrie artigianali, manifatturiere, carpenteria metallica[104].
Un ruolo importante è stato svolto dallo zuccherificio (Eridania-Sadam, gruppo Maccaferri) che a Celano, come in gran parte dei siti italiani, ha cessato l'attività per via della riforma europea del 2005 (nota come riforma dell'OCM Zucchero). Di fatto lo storico e fiorente settore bieticolo-saccarifero marsicano ha cessato di esistere. Con la chiusura della struttura anche la produzione delle barbabietole nel Fucino è inevitabilmente crollata[105].
Le numerose chiese, i musei e il castello Piccolomini sono le principali attrattive turistiche di Celano, insieme alle bellezze architettoniche del centro storico.
La cittadina castellana è, inoltre, uno dei punti di partenza ideali per i numerosi sentieri naturalistici che la circondano e che per lo più ricadono nell'area protetta del parco naturale regionale Sirente-Velino, come quelli che conducono alle gole di Celano e il sentiero del Grifone che collega Scurcola Marsicana a Celano, attraversando Magliano de' Marsi, Massa d'Albe e Ovindoli[106].
L'area commerciale è stata individuata dal Piano Regolatore Generale adiacente alla zona industriale e commerciale. Il Parco commerciale Le Ginestre, situato a ridosso della via Tiburtina Valeria, è un punto di riferimento per tutta la Marsica orientale e non solo. Numerose le aziende ospitate nelle strutture commerciali. Il settore terziario tradizionale e terziario avanzato è da sempre in piena attività anche nel centro storico[104].
Celano è servita dall'autostrada A25 Torano-Pescara tramite il casello Aielli-Celano.
La strada statale 696 collega Celano ad Ovindoli, altopiano delle Rocche e Tornimparte, dove la stessa strada ha inizio presso il casello autostradale dell'autostrada A24. La via Tiburtina Valeria collega il comune con Pescara verso est e Roma verso ovest.
Il comune è attraversato dalla stazione di Celano-Ovindoli, posta lungo la ferrovia Roma-Pescara.
L'aviosuperficie di Celano, gestita dall'associazione Aeroclub dei Marsi, è situata nei pressi della via Tiburtina Valeria[107].
Sul sito del Ministero dell'interno sono disponibili i dati di tutte le elezioni amministrative di Celano dal 1985 ad oggi[108].
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
6 giugno 1993 | 28 febbraio 1995 | Gaetano Bombacino | PDS | Sindaco | [109] |
24 aprile 1995 | 18 novembre 1995 | Luciana Crisi | Comm. pref. | [109] | |
19 novembre 1995 | 25 gennaio 1999 | Ferdinando Barigazzi | Centro-destra | Sindaco | [110] |
13 giugno 1999 | 13 giugno 2004 | Italo Taccone | Centro-sinistra | Sindaco | |
14 giugno 2004 | 28 agosto 2008 | Filippo Piccone | Centro-destra | Sindaco | |
29 agosto 2008 | 29 marzo 2010 | Mauro Passerotti | Comm. pref. | [111] | |
30 marzo 2010 | 15 dicembre 2014 | Filippo Piccone | Il Popolo della Libertà | Sindaco | [111] |
16 dicembre 2014 | 31 maggio 2015 | Mauro Passerotti | Comm. pref. | [111] | |
1 giugno 2015 | 21 settembre 2020 | Settimio Santilli | Lista civica Celano Città Viva-Nuovo Centrodestra poi Fratelli d'Italia | Sindaco | |
22 settembre 2020 | 22 febbraio 2021 | Settimio Santilli | Liste civiche di Centro-destra | Sindaco | |
23 febbraio 2021 | 5 luglio 2021 | Giuseppe Canale | - | Comm. pref. | [112] |
6 luglio 2021 | in carica | Settimio Santilli | Liste civiche di Centro-destra | Sindaco | [113] |
Nel 1954 la frazione di Paterno entra a far parte del territorio comunale di Avezzano[119].
La principale squadra della città è il Celano Calcio che ha più volte cambiato denominazione dall'originaria Celano FC Olimpia. La squadra castellana vanta dieci partecipazioni ai tornei professionistici di Serie C2 e Lega Pro Seconda Divisione.
L'attività ciclistica su strada è promossa dalla società sportiva Cliternum a livello amatoriale, master e giovanile. Ogni anno viene organizzato il trofeo Cliternum con una grande partecipazione di appassionati della disciplina.
L'associazione Celano Sub promuove da anni la disciplina subacquea nel territorio della Marsica organizzando corsi sub di tutti i livelli. Molte le attività svolte nelle più disparate località italiane ed anche estere. A Celano è attiva anche una scuola sub per non vedenti[120].
A Celano vengono praticate le principali discipline sportive: calcio a 5, taekwondo, pesca sportiva, tennis, volley. La pratica dello sci è promossa dallo Sci club Celano nei vicini impianti sciistici di Ovindoli[121].
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