Caltanissetta
comune italiano, capoluogo dell’omonimo libero consorzio comunale in Sicilia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Caltanissetta (Cartanissètta in siciliano[4]) è un comune italiano di 58 245 abitanti[1], capoluogo dell'omonimo libero consorzio comunale in Sicilia.
Caltanissetta comune | |
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Panorama della città dalla cima del monte San Giuliano | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Libero consorzio comunale | Caltanissetta |
Amministrazione | |
Sindaco | Walter Tesauro (FI) dal 25-6-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 37°29′29.3″N 14°03′44.8″E |
Altitudine | 568 m s.l.m. |
Superficie | 421,25 km² |
Abitanti | 58 245[1] (30-4-2024) |
Densità | 138,27 ab./km² |
Frazioni | si veda la sezione "Frazioni" |
Comuni confinanti | Canicattì (AG), Delia, Enna (EN), Marianopoli, Mazzarino, Mussomeli, Naro (AG), Petralia Sottana (PA), Pietraperzia (EN), San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Serradifalco, Sommatino |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 93100 |
Prefisso | 0934 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 085004 |
Cod. catastale | B429 |
Targa | CL |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 550 GG[3] |
Nome abitanti | nisseni |
Patrono | san Michele Arcangelo, il Cristo Nero (Signore della Città) |
Giorno festivo | 29 settembre |
Cartografia | |
Posizione del comune di Caltanissetta nel suo libero consorzio comunale | |
Sito istituzionale | |
I primi ad abitare il territorio circostante furono i Sicani, che si stanziarono in diversi villaggi a partire dal XIX secolo a.C., ma l'odierna città fu fondata verosimilmente nel X secolo durante il periodo islamico in Sicilia, quando probabilmente nacque il toponimo "Caltanissetta", sebbene siano state formulate nel tempo anche ipotesi alternative. Trasformata in feudo dai Normanni, dopo varie vicissitudini passò nel 1405 sotto il dominio dei Moncada di Paternò, che furono i titolari della contea di Caltanissetta fino al 1812; della nobile famiglia rimane il secentesco Palazzo Moncada, in stile barocco.
A partire dall'Ottocento conobbe un notevole sviluppo industriale grazie alla presenza di vasti giacimenti di zolfo, che la resero un importante centro estrattivo; l'importanza che rivestì nel settore solfifero le valse l'appellativo di "capitale mondiale dello zolfo",[5] e nel 1862 vi fu aperto il primo istituto minerario d'Italia.[6] Negli anni trenta visse un periodo di fermento culturale, nonostante le censure del fascismo, tanto che Leonardo Sciascia la definì una "piccola Atene".[7] Nel secondo dopoguerra il settore estrattivo entrò in crisi e con esso tutta l'economia del territorio, che oggi si basa prevalentemente sul settore terziario.
Il vasto territorio di Caltanissetta, quattordicesimo d'Italia per superficie e quarto in Sicilia dopo Noto, Monreale e Ragusa[8] si sviluppa nell'entroterra isolano e non ha sbocchi sul mare. Il territorio, situato nella regione dei monti Erei, è prevalentemente collinare, con la cima più alta che raggiunge gli 859 m s.l.m., e l'altitudine del centro della città, 568 m s.l.m., ne fa il settimo comune capoluogo di provincia più alto d'Italia, preceduto nella Regione soltanto da Enna.[9]
La città di Caltanissetta si colloca in posizione di rilievo dominante l'intera valle del Salso, che si estende fino a includere la vicina Enna. Morfologicamente ricalca perfettamente le caratteristiche del territorio circostante, molto aspro e di composizione calcareo-argillosa.
Il centro abitato città sorge fra tre colli (Sant'Anna, monte San Giuliano e Poggio Sant'Elia) che, disposti ad arco, formano una conca entro la quale si sviluppa parte del centro storico e tutti i quartieri meridionali.
Nel vigente Piano Territoriale Paesistico del libero consorzio comunale di Caltanissetta, della Regione Siciliana, Assessorato Beni Culturali ed Ambientali, gran parte del territorio di Caltanissetta ricade nei paesaggi locali n. 9 "Aree delle Miniere", n. 8 "Sistemi urbani di Caltanissetta e San Cataldo" e n. 5 "Valle del Salito".[10]
Nella letteratura geologica il territorio del comune rientra nel "Bacino di Caltanissetta".[11] Secondo il D.Lgs. 30/2009 il Bacino di Caltanissetta rappresenta un corpo idrico sotterraneo della Sicilia ed è uno dei 19 bacini idrogeologici della Sicilia, pertanto oggetto di monitoraggio della qualità dell'acquifero da parte della Regione Siciliana. I primi rilevamenti delle formazioni geologiche affioranti furono effettuati da Luigi Baldacci[12] e Sebastiano Mottura;[13] intorno agli anni trenta nuovi studi furono effettuati dal geologo tedesco Behermann.[14] Leo Ogniben effettuò importanti studi sulla serie solfifera siciliana.[15] Le serie stratigrafiche furono ricostruite da Paolo Schmidt di Friedberg.[16] Decima e Wezel pubblicarono studi sulle evaporiti Messiniane, introducendo in Sicilia il complesso evaporitico inferiore e il complesso evaporitico superiore.[17][18]
Un fenomeno geologico caratteristico è quello delle maccalube di Terrapelata, piccoli vulcani che eruttano più o meno violentemente fango argilloso e gas, adiacenti al villaggio Santa Barbara.[19]
Il clima è piuttosto continentale, rigido e secco d'inverno, caldo e ventilato d'estate, con meno di 60 giorni di pioggia annui.[20]
Il vento è un elemento climatico della città. Nel periodo invernale possono essere presenti brevi e sporadiche precipitazioni nevose. Le piogge si concentrano nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile, ottobre e dicembre, quasi del tutto assenti in estate con una piovosità media annuale di 458 mm.[20]
La temperatura varia molto: le massime invernali sono in media di 9-12 °C, mentre quelle estive di 30-35 °C; le minime variano dalla media di 4-6 °C invernale a quella di 15-20 °C estiva. I picchi sono stati di -7 °C (minimo registrato nel 1934) e di 44.0 °C - massima raggiunta nell'estate del 1983.[21]
Il toponimo "Caltanissetta" (di cui esiste anche la variante desueta Caltanisetta)[22] deriva dall'arabo Qalʿat an-nisāʾ, letteralmente traducibile come "rocca delle donne", o "castello delle donne", che è il nome con cui il geografo arabo Muhammad al-Idrisi indica la città nel 1154 nel suo Il libro di Ruggero. La conferma della traduzione dall'arabo è stata trovata in un testo di Goffredo Malaterra dell'XI secolo,[23] in cui scriveva:[24]
«Calatenixet, quod, nostra lingua interpretatum, resolvitur Castrum foeminarum»
«Caltanissetta, che, tradotto nella nostra lingua, significa Castello delle donne»
Il motivo per cui la località fosse appellata in questo modo rimane sconosciuta e l'ipotesi che il castello di Pietrarossa fosse un harem a servizio dell'emiro di Palermo[senza fonte] sembra essere smentita dalla natura militare della fortezza. Secondo la storica nissena Rosanna Zaffuto Rovello,[25] il nome era dovuto al fatto che gli uomini, a causa della distanza dei campi coltivati, fossero costretti a dimorare fuori dal villaggio, dando così l'impressione che fosse abitato solo dalle donne.
Secondo lo studioso Luigi Santagati,[26] il toponimo dimostrerebbe l'esistenza, mai confermata, di un borgo preesistente di origine bizantina. Secondo la sua teoria, nisāʾ, "donna" in arabo, sarebbe la storpiatura di Nissa, il nome della città dell'Anatolia da cui provenivano gli stratioti bizantini che avrebbero costruito il castello di Pietrarossa e il vicino villaggio, che avrebbero chiamato Nissa, lì dove sorge il quartiere degli Angeli. In seguito alla conquista da parte degli arabi, questi avrebbero aggiunto al nome originale del borgo il prefisso Qalʿat, "castello", analogamente a quanto fecero a Henna, l'odierna Enna, che rinominarono Qasr Yannae, divenuta poi Castrogiovanni, e in altre località di cui storpiarono o integrarono il nome bizantino.
Con l'arrivo dei Normanni, nell'XI secolo la città incominciò ad assumere il nome latinizzato di Calatenixet, secondo la versione del Malaterra già citata, o Calatanesat, in una traslitterazione dall'arabo del testo di Idrisi.[27] Già alla fine del XII secolo, lo storico Ugo Falcando, nel suo Liber De Regno Sicilie, parla di Caltanixettum,[28] che risulta essere la traduzione ufficiale dell'odierno nome in latino.
La storia di Caltanissetta affonda le proprie radici al IV millennio a.C., come dimostrano i reperti risalenti all’età del bronzo e i sepolcri a camera scavati nella roccia ritrovati a Sabucina e a Gibil Gabib, insediamenti attribuiti alle popolazioni dei Sicani, entrambi conquistati dalla colonia greca di Gela intorno al VI secolo a.C. per poi finire sotto il dominio di Akragas (attuale Agrigento)[29]. Tracce di epoca romana sono ravvisabili in alcuni reperti (tra cui un busto dell'imperatore Geta) ritrovati nelle tombe a fossa di contrada Lannari, ai piedi del colle di Sabucina[29], ma anche nell'attuale Abbazia di Santo Spirito, antico avamposto militare romano, successivamente trasformato in granaio e poi in abbazia in età normanna.[30]
Tuttavia le prime tracce documentali sulla città si hanno a partire dal 1087, quando il Conte Ruggero il Normanno strappa agli arabi il "castello delle donne" (l'attuale castello di Pietrarossa), che venne da lui infeudato a vari membri della sua famiglia. Sotto la dominazione sveva, l'imperatore Federico II erige la chiesa di Santa Maria degli Angeli a parrocchia cittadina in sostituzione dell'Abbazia di Santo Spirito. Gli Aragonesi elevano la città a contea per la famiglia Lancia, dai quali nella prima metà del XIV sec. l’ebbero gli Aragona, duchi di Randazzo. Nel 1407 la città passò poi sotto il dominio dei Moncada di Paternò, che dura ininterrottamente fino al 1812, anno dell'abolizione del feudalesimo in Sicilia.[31] È durante la dominazione dei Moncada che vengono realizzate numerose opere pubbliche, come quella importantissima del ponte Capodarso per collegarla alla vicina Castrogiovanni (odierna Enna), nonché la costruzione di diversi edifici civili e religiosi, come il barocco Palazzo Moncada (mai completato), la Cattedrale di Santa Maria la Nova con gli affreschi del fiammingo Borremans e la Chiesa di Sant'Agata al Collegio, sede cittadina dell'Ordine gesuita[25].
Nel 1816, sotto i Borbone, Caltanissetta venne elevata a capoluogo di provincia e, per questo motivo, rifiutò di partecipare ai moti antiborbonici del 1820, subendo perciò le rappresaglie degli insorti che la saccheggiarono. Partecipò però attivamente ai moti del 1848 e del 1860, accogliendo festosamente Garibaldi e i Mille e venendo dunque annessa al Regno d'Italia. In questo periodo, Caltanissetta vive un intenso boom dell'industria mineraria legata all'estrazione dello zolfo, tanto da fargli guadagnare l'appellativo di "capitale mondiale dello zolfo", che da un lato determina prosperità economica ma dall'altro produce numerose vittime tra i lavoratori delle miniere (i cosiddetti "zolfatai"), costretti a lavorare in condizioni precarie e disumane[5][32].
Nel 1943 Caltanissetta subì pesanti bombardamenti da parte degli anglo-americani, che provocarono centinaia di vittime. Il secondo dopoguerra si caratterizza soprattutto per la crisi irreversibile dell'industria zolfifera, che culmina con la chiusura definitiva di tutte le miniere del circondario completata alla fine degli anni 1980[32]. È proprio nell'immediato dopoguerra che però Caltanissetta conosce una vivace rinascita culturale impressa dalla presenza di valenti intellettuali quali Salvatore Sciascia, Leonardo Sciascia, Vitaliano Brancati, Rosario Assunto, Luigi Russo ed altri, tanto da fare guadagnare alla città l'appellativo di "Piccola Atene".[32][33] Nonostante ciò, Caltanissetta deve fare i conti con la diffusa disoccupazione (che si stabilizza negli anni '70 per poi aggravarsi nuovamente alla fine del decennio successivo)[34] e con le piaghe del clientelismo e della speculazione edilizia, che modificherà drasticamente il volto della città con l'edificazione di nuovi quartieri e zone residenziali, determinando così il progressivo abbandono del centro storico[31][35]. Nel 1999 la città ottiene una triste ribalta nazionale a causa dell'attentato mortale al sindaco Michele Abbate ad opera di un balordo squilibrato.[36]
A partire dai primi anni 2000, a fianco del fenomeno sempre crescente dell'emigrazione di molti nisseni verso altre città italiane o l'estero, si è registrato un forte incremento degli stranieri, soprattutto dall'Africa subsahariana, anche a causa della presenza del CARA di contrada Pian del Lago, uno dei più grandi d'Italia che accoglie centinaia di richiedenti asilo provenienti da quei Paesi.[37]
Nello statuto del Comune[38] sono riportate le descrizioni araldiche dello stemma e del gonfalone riconosciuti con decreto del capo del governo del 13 gennaio 1941.[39]
«Lo stemma di Caltanissetta è costituito da una fortezza a tre torri merlate, in oro su campo rosso, sormontato da una corona araldica antica. Da una delle tre torri, la laterale a destra guardando, esce la testa di un guerriero con elmo in testa e visiera alzata, mentre dall'altra torre, a sinistra guardando, esce una mano che impugna la spada.»
«Stendardo composto da una croce vermiglia delimitata in basso da colori verde e giallo e in alto bianco a sinistra e turchino a destra. Al centro della croce vermiglia, un'aquila reale porta in petto lo stemma di città. Sulla testa dell'aquila c'è una corona araldica. Con gli artigli l'aquila ghermisce due cornucopie dai quali fuoriescono spighe di grano e frutta.»
Il 2 novembre 2013 la giunta comunale della città nissena ha deliberato l'acquisto del manufatto in metallo, delle costruzioni annesse e dell'area circostante per la somma di 537.000 euro. Le motivazioni alla base della decisione dell'acquisto sono state l'interesse ad evitare che l'antenna venisse demolita da parte della RAI e che il circostante parco alberato, diventando di proprietà comunale venisse trasformato in un parco pubblico attrezzato per la città.[46]
Il Dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana il 23 novembre 2021 ha indicato alla Soprintendenza dei Beni culturali di Caltanissetta, di dare avvio alle nuove procedure per l’apposizione del vincolo di bene di interesse culturale dell'antenna radiotrasmittente RAI, ritenuta dalla comunità locale e dalle organizzazioni del territorio un elemento fortemente identitario e dal profondo valore storico e culturale.[47] [48]
Sono presenti tre giardini ("ville") comunali:
A queste si aggiungono altre aree verdi:
Altre aree verdi di minore rilievo si trovano in piazza della Repubblica, in piazza Giovanni XXIII, in piazza Falcone e Borsellino, nell'area compresa tra via Catania e via Galilei, in via Niscemi, in piazza Iacono e sul monte San Giuliano.[51] Nonostante ciò nel 2018 il verde pubblico fruibile si attestava a 4,5 m² per abitante collocando il capoluogo nisseno tra gli ultimi posti nella classifica nazionale.[52]
Altre due grandi aree verdi, non ancora fruibili ma in attesa di finanziamento, sono:
All'interno del perimetro urbano della città di Caltanissetta è presente il parco archeologico Palmintelli.
I principali parchi archeologici presenti al di fuori del centro abitato sono:
Abitanti censiti[64]
A Caltanissetta gli stranieri residenti, al 1° gennaio 2023 sono 2.997, rappresentano il 5,1% della popolazione residente.[65][66] Le nazionalità principali sono:[67]
Un momento culturalmente interessante, ma limitato a pochissime personalità, è stato indubbiamente quello vissuto tra gli anni 1935 e 1970, quando vi risiedevano personalità quali Leonardo Sciascia e Vitaliano Brancati ma soprattutto agiva l'editore Salvatore Sciascia. Caltanissetta è stata sede del Parco letterario Regalpetra, dedicato a Leonardo Sciascia, abbandonato.[72] Infine, SiciliAntica che organizza dal 2004 un convegno di studi annuale sulla storia siciliana.
Dal 2022 la città è capofila del progetto del Primo parco mondiale dello stile di vita mediterraneo insieme ad altre 103 città del centro Sicilia.[73]
Sono presenti a Caltanissetta le sedi decentrate dell'Università degli studi di Palermo, dell'Università degli Studi Internazionali di Roma e un polo didattico dell'Università degli Studi "Niccolò Cusano".
Alla città è legato il Teatro Stabile Nisseno, organizzazione teatrale nata nel 1996 sulle orme del "Piccolo Stabile Nisseno" e ancora precedentemente del gruppo teatrale de "I quindici", nato negli anni settanta. Con circa centotrenta repliche per ogni stagione in giro per la Sicilia e l’Italia meridionale, le stime SIAE lo classificano ai primi posti tra le compagnie semi-professionistiche dell’Italia centro-meridionale.[85]
A Caltanissetta è ambientata la prima parte del film neorealista del 1958 L'uomo dai calzoni corti, diretto da Glauco Pellegrini e interpretato dal giovane Edoardo Nevola.[86]
Oltre ai piatti tradizionali dell'entroterra siciliano, la città si distingue per la raffinata tradizione pasticciera dominata dalla presenza di pietanze a base di ricotta, tra cui la raviola e il rollò.[87]
Riveste un ruolo importante la variante nissena del torrone, preparato con mandorle e pistacchi e caratterizzato da una particolare e lunga preparazione.[88]
Nel 2021, nei locali del vecchio carcere poi liceo scientifico di via Tumminelli, viene finanziato la costruzione del Laboratorio della cucina prototipale dello stile di vita mediterraneo nell'ambito del più articolato e complesso Primo parco mondiale dello stile di vita mediterraneo.[89][90]
L'11 settembre 2022 viene stabilito a Caltanissetta il record del cannolo più lungo al mondo.[91]
Il primo nucleo urbano nisseno è quello del villaggio sicano di Sabucina, risalente al XII secolo a.C., distante circa quattro chilometri dall'attuale città. Altri importanti centri urbani furono quelli di Gibil Gabib, Vassallaggi e Capodarso, tutti finiti, insieme a Sabucina, nell'orbita d'influenza siceliota[29]. I reperti ritrovati in contrada Lannari (ed attualmente conservati nel Museo Archeologico di Caltanissetta) dimostrano che in età romana l'insediamento urbano si spostò a valle del monte Sabucina.[29]
L'antico borgo, forse di origine bizantina, sorse intorno al Castello di Pietrarossa (l'antico Qalʿat an-nisāʾ, Castello delle donne), sviluppandosi senza alcuna pianificazione seguendo l'andatura del declivio che consentiva una visuale strategica su tutta la valle dell'Imera meridionale. Era costruito su alti strapiombi, difeso da solide mura, abbatture nel XVII secolo, e protetto dal castello, che si trovava in posizione praticamente inespugnabile. Al successivo borgo arabo corrisponde l'attuale quartiere San Francesco (conosciuto impropriamente con il nome di Angeli), dove sono tuttora visibili, tra i vicoli e le stradine, i caratteristici cortili a forma triangolare tipici dell’urbanistica araba[92].
In seguito all'avvento dei Normanni venne ingrandita l'Abbazia di Santo Spirito, che divenne la parrocchia della città, preesistente già dall'VIII secolo con il vicino casale rupestre di epoca romana utilizzato come granaio[30].
Durante il periodo di dominazione sveva, la città si presentava come un insieme di borghi aggregati intorno ad alcune emergenze architettoniche: il castello, l'abbazia, il Palazzo del Magistrato del XV secolo (di cui è rimasta soltanto una torre, ormai incorporata nelle costruzioni successive), la nuova parrocchia di Santa Maria la Vetere (o Santa Maria degli Angeli), ecc.[93]
Il reale processo di crescita organica del tessuto urbano incominciò nel XVI secolo, sotto la dominazione dei Moncada, quando si iniziò a pianificare lo sviluppo urbano. La città fu divisa in quattro quartieri: San Francesco (che includeva il borgo medievale) a sud-est, Santa Venera (dal nome del relativo convento edificato dai Moncada, poi ribattezzato in Santa Flavia) a nord, San Rocco a nord-ovest, e Zingari (o Provvidenza), l'antico ghetto ebraico, a sud-ovest[94]. I quartieri erano divisi da quattro assi stradali grossolanamente perpendicolari, la Via dei Fondachi e la sua prosecuzione Via del Monastero di Santa Croce aperta nel 1827[95] (l'attuale corso Vittorio Emanuele) in direzione ovest-est e la Via del Collegio (l'attuale Corso Umberto I) in direzione nord-sud[96], che si incrociavano in una piazza centrale, la Piazza Grande[97], denominata Piazza Ferdinandea nel 1828 poiché vi venne collocata una statua con basamento di Ferdinando I di Borbone, opera dello scultore neoclassico Valerio Villareale ed abbattuta durante i moti del 1848, e poi, dopo l'Unità d'Italia, rinominata piazza Garibaldi, in omaggio all'eroe dei due mondi che giunse in città nel 1860 insieme ai suoi "Mille"[98].
Il centro cittadino si districa tra viottoli, salite, scalinate, stradine impervie e scoscese, anche se non manca il grande ed elegante Viale Regina Margherita, realizzato sul modello dei boulevard francesi, che ricorda la gloria di cui godette la città al tempo dell'estrazione dello zolfo nella seconda metà del XIX secolo, il quale culminò con la costruzione di diverse residenze di ricche famiglie di imprenditori dello zolfo lungo i due corsi principali, come il Palazzo Testasecca, il Palazzo Benintende, il Palazzo Lanzirotti, il Palazzo Sillitti Bordonaro ed altri, ma anche di importanti sedi istituzionali come il Palazzo della Provincia, il Seminario Vescovile e i Palazzi del Banco di Sicilia e della Banca d'Italia (a sua volta demolito alla fine degli anni 1960 per consentire la realizzazione di una nuova sede in cemento armato, oggi chiusa[99])[94]. Durante l'epoca fascista furono realizzati altri importanti edifici pubblici: il sanatorio Dubini (oggi abbandonato), opera dell'architetto nisseno Salvatore Cardella, che realizzò anche la casa Littoria (oggi Palazzo degli Uffici Finanziari, sede provinciale dell'Agenzia delle Entrate) e il Palazzo Provinciale degli Studi (attuale sede dell’Istituto scolastico di ragioneria "Mario Rapisardi"); il noto architetto viterbese Franco Petrucci progettò la Casa del Balilla (divenuta sede della G.I.L. e poi, nel dopoguerra, del Museo Archeologico civico fino al 2006) in Via Cavour e l’eclettico artista Gino Morici realizzò il Palazzo delle Poste in Piazza Sant'Antonino (poi ribattezzata Piazza Guglielmo Marconi)[100]. Il centro storico conserva la funzione di centro amministrativo ed economico della città, sebbene l'estensione dei quartieri moderni verso est abbia contribuito al decentramento di alcuni uffici amministrativi. In centro si trovano il Teatro Regina Margherita e gli altri cinema della città, il Municipio, nonché le principali chiese e la Cattedrale.
Il centro ospita anche il tipico e suggestivo mercato "storico" ortofrutticolo, denominato Strata 'a foglia, esistente dal XVI secolo, fulgido esempio di come le tradizioni locali siano preservate, seppure con difficoltà[101]. Nel centro storico si trovano anche numerosi monumenti di rilievo: la chiesa di San Domenico, la chiesa di Sant'Agata (ex collegio dei Gesuiti), la Biblioteca Scarabelli e molti archi, ponticelli, terrazze, giardini.
Questa struttura si conservò intatta fino al secondo dopoguerra: negli anni 1950, infatti, la quasi totalità della popolazione abitava nei quattro quartieri formati dall'incrocio delle due vie principali, rappresentati da corso Vittorio Emanuele e corso Umberto I. Con il piano regolatore approvato nel 1962, uno dei primi d'Italia, al fine di tutelare il centro storico, finì con l'essere "congelato", privilegiando le aree periferiche della città. Così in seguito a tale decisione dello sviluppo urbano, molti quartieri del centro storico hanno cominciato a svuotarsi, a partire dall'antico quartiere arabo di San Francesco, e l'urbanizzazione sempre più massiccia nell'ultimo mezzo secolo ha enormemente cambiato l'assetto urbanistico della città, inglobando frazioni e borgate e aggredendo le campagne circostanti, con la conseguente nascita di nuovi quartieri[35]. Fu così che dal centro si svilupparono altre importanti strade come Viale Trieste, Via Niscemi e Via Napoleone Colajanni, in cui si concentrò la costruzione di numerosi condomini destinati ad abitazioni civili e ad attività commerciali.
La prima espansione (negli anni cinquanta) ha visto l'urbanizzazione della contrada Palmintelli, a ovest del centro, in direzione del villaggio UNRRA-Casas (costruito nel 1944 e poi inglobato nel tessuto urbano), lungo la strada principale che conduceva a San Cataldo (poi diventato viale della Regione), e che adesso rappresenta il cuore pulsante della città dal punto di vista dei servizi.
Sull'onda della prima espansione, si è iniziato a edificare in contrada Balate, immediatamente a sud del quartiere Palmintelli, e a seguire, sempre più a sud, verso la contrada Pinzelli; in questo caso il perno su cui si è sviluppato il quartiere è rappresentato dalla via Turati: prosecuzione della via Sallemi, l'arteria è lunga circa 2 km, è interessata da due trafficati incroci, regolati da due rotatorie, e rappresenta il principale collegamento con la porzione sud-occidentale del centro urbano (occupata dal quartiere Balate).
I due quartiere-dormitorio di Balate e Pinzelli contano insieme circa 25.000 abitanti: l'urbanizzazione di quest'area, ad ogni modo, non si è arrestata.
Ad ovest del quartiere Palmintelli, avvicinandosi al centro di San Cataldo, si erge il Poggio Sant'Elia (ad un'altitudine di circa 700 m), elegante quartiere residenziale a bassa densità abitativa, sede tra l'altro dell'azienda ospedaliera locale e del CEFPAS (Centro per la Formazione Permanente e l'Aggiornamento del Personale del Servizio Sanitario), entrato in funzione negli anni novanta. Adesso, tra il quartiere Palmintelli e il Poggio Sant'Elia, si trova l'ingresso principale della città (proprio sullo svincolo sulla SS 640) da dove si snodano le direttrici di traffico principali per Canicattì, Agrigento e la A19 (SS 640), per San Cataldo (Via Due Fontane), per Santa Caterina Villarmosa (SS 122/bis), nonché per la città stessa, tramite la circonvallazione.
Subito a sud del Poggio Sant'Elia si trova la contrada Due Fontane, zona esclusivamente a carattere residenziale a bassa densità, con una forte tendenza all'urbanizzazione. Tra la fine del XX secolo e l'inizio del nuovo millennio, lungo la strada principale che l'attraversa, Via Due Fontane si è avuto un rapido sviluppo di attività e centri commerciali, data l'importanza del collegamento che offre tra Caltanissetta e San Cataldo.
Mentre a ovest del centro storico si edificava nel quartiere Balate, alla fine degli anni 1990 a sud sorgeva la zona San Luca, un quartiere in prevalenza costituito da cooperative edilizie, molto popoloso (circa 5'000 abitanti), ma che rappresenta un esempio di edilizia di scarsissimo valore, vista la disposizione delle costruzioni una a ridosso dell'altra e la scarsezza di verde, nonostante la recente progettazione[102][103]: per rimediare a questa situazione, si è cercato di riqualificare un terreno su cui sorge un traliccio della dirimpetta sede ENEL che è diventato in pochi anni il Giardino della legalità, dedicato alle vittime della mafia ed inaugurato nel maggio 2017[104].
Da qui, dunque, partiva lo sviluppo della periferia meridionale della città, con la progressiva edificazione di villette in prevalenza unifamiliari nel quartiere di Pian Del Lago, zona ad edilizia di bassa densità, in cui si concentrano gli impianti sportivi della città e dove ha sede il CARA, centro di accoglienza per richiedenti asilo entrato in funzione nel 1998 e che, attualmente, è uno dei più grandi d'Italia[37].
Sempre più a sud sorge sulla direttrice Caltanissetta - Pietraperzia la Zona Industriale, sviluppatasi alla fine degli anni 1950 che rappresenta un importante polo produttivo.
Il via all'espansione del centro verso nord fu dato negli anni 1970 dalla costruzione del quartiere popolare attraversato da via G.B. De' Cosmi, denominato Santa Petronilla (dal nome di un'antica chiesetta rurale che sorgeva nella zona) che si sviluppa a partire proprio dalla via De' Cosmi e biforcandosi a destra con via Pietro Leone (zona le Fontanelle, dove si trova il più importante circolo ippico della città) e a sinistra con via Libertà (dove si trova il Palazzo di Giustizia e la Corte d'appello). Nella zona si trova anche l'Hotel San Michele, inaugurato nel 1990 ed unico albergo a quattro stelle della città[105]. Sempre a nord, è in via di urbanizzazione la contrada Firrìo, destinata a villette unifamiliari.
Per via del suolo impervio, l'espansione ad est del centro storico è stata di poca importanza e si è limitata ad alcune costruzioni degli anni cinquanta-sessanta sulle principali vie Xiboli e Redentore.
A partire dal 1700 la città si sviluppa in quattro quartieri con al centro la piazza Ferdinandea (oggi piazza Garibaldi) e due assi viari principali e perpendicolari tra loro: corso Umberto I e corso Vittorio Emanuele. Questi assi stradali delimitano i confini interni dei quattro quartieri.
Il quartiere più antico, e preesistente la piazza, è il quartiere di San Domenico o quartiere degli Angeli che prende il suo nome dall'omonima chiesa; esso in origine è stato il quartiere arabo da cui ha preso origine lo sviluppo urbano della città di Caltanissetta.
Poi il quartiere della Provvidenza o dei Zingari o Furchi, che prende il suo nome dall'omonima chiesa posta nel punto più alto dello stesso, anticamente ghetto ebraico della città o Giudecca, ciò secondo un'ipotesi storiografica non confermata. Terzo è il quartiere di Santa Venera che prende il suo nome dall'omonima chiesa scomparsa, che domina il quartiere e la città intera; successivamente il quartiere diventa quartiere di Santa Flavia insieme all'omonimo quartiere dei minatori costruito in epoca fascista.
Infine, il quartiere di San Rocco, il più recente dei quattro quartieri della città vecchia poiché è stato costruito tra i secoli XVI e XVIII, il quale deve il proprio nome ad una chiesa non più esistente e si sviluppò lungo la strada rettilinea anticamente chiamata "u' Cassariddu" (attuali Via Berengario Gaetani e Via Lincoln)[106]
Altri quartieri/rioni della città sono:[107]
Il villaggio UNRRA Casas sorge a circa 3 km dal centro storico, e oggi risulta inglobato all'interno della città stessa, a ridosso dell'estremità nord dell'odierno viale della Regione, venendo semplicemente chiamato quartiere UNRRA Casas. Si tratta di un complesso di alloggi, realizzato nell'immediato dopoguerra, dall'organizzazione internazionale UNRRA Casas (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), organizzazione costituita a Washington nel 1944, per fornire aiuti e assistenza alle popolazioni colpite dalla guerra, nei paesi passati sotto il controllo degli Alleati. Nel piano regolatore generale della città, il villaggio UNRRA Casas è classificato A2 "zone della città postunitaria o città del primo novecento", di interesse storico e sottoposto a tutela e limitazioni degli interventi di tipo edilizio.
Le frazioni del comune di Caltanissetta sono:
Si tratta di nuclei abitati ubicati a diversi chilometri dalla città, che in genere presentano una chiesa e in alcuni casi anche un ufficio postale e un posto telefonico pubblico. Alcune di queste frazioni sono borgate storiche classificate nel piano regolatore come zone A3 "Centri storici della campagna" e godono di tutela per l'importanza storica che rivestono.[108]
Caltanissetta è conosciuta soprattutto come un centro agricolo e dirigenziale in declino, con un prestigioso passato estrattivo alle spalle. In effetti l'estrazione dello zolfo ha rappresentato la voce economica cittadina più rilevante tra Ottocento e Novecento. Agli inizi del XX secolo Caltanissetta fu, infatti, tra le maggiori esportatrici di zolfo a livello mondiale, tanto che in passato le fu attribuito l'appellativo di capitale mondiale dello zolfo.[5] In seguito, però, la concorrenza estera e lo sviluppo di nuovi metodi estrattivi segnarono il declino di Caltanissetta quale capitale dello zolfo, fino alla completa chiusura di tutte le miniere. L'epopea dello zolfo nisseno è raccontata nel Museo delle solfare di Trabia Tallarita, sito nell'ex area mineraria compresa tra Riesi e Sommatino, che fa parte del nuovo circuito del Distretto turistico delle Miniere, costituito nel 2011 ed esteso su di un'area di 2500 km² facente parte dei liberi consorzi comunali di Enna, Caltanissetta e Agrigento.
Tramontata l'epoca dello sfruttamento dello zolfo, è rimasto il settore primario a trainare l'economia locale. Altro settore economico cittadino è quello artigianale, soprattutto nel campo delle pipe, dei dolciumi e del torrone. A Caltanissetta aveva sede il Gruppo Averna, che fu l'azienda principale della zona.
Il settore industriale nisseno è fragile e in via di sviluppo. Le aree industriali principali sono quelle di contrada Calderaro; di San Cataldo scalo e di Grottadacqua. La Zona Industriale di Caltanissetta è localizzata in contrada Calderaro. Questo agglomerato produttivo è gestito dal Consorzio ASI[111], sottoposto alla vigilanza dell'Assessorato regionale alle Attività Produttive, e si estende per circa 100 ettari. All'interno della Zona Industriale lavorano un centinaio di imprese, operanti, principalmente, nei settori meccanico, alimentare, dei materiali da costruzione e dell'abbigliamento. Altra area industriale ricadente nel territorio di Caltanissetta è quella denominata San Cataldo scalo: quest'area è vasta circa 45 ettari e ospita un centinaio di stabilimenti. Tra i settori maggiormente rappresentati troviamo industrie manifatturiere, meccaniche, alimentari, tessili ed elettroniche. Infine, tra Caltanissetta e Serradifalco, si trova un'altra area industriale di scarsa importanza, denominata “Grottadacqua”, che sorge vicino alla SS 640.
Il terziario è senza dubbio il settore più sviluppato, nonché il più diversificato: oltre ad attività commerciali e legate all'edilizia (il vero settore trainante dell'economia cittadina negli anni del “boom” economico, anche se soggetto a continue inchieste per ricorrenti infiltrazioni mafiose), si annoverano sul territorio numerose filiali bancarie e istituti assicurativi, nonché gli uffici di importanti organi amministrativi (si ricordi, per esempio, che la città è sede del Tribunale e della Corte d'Appello). Ciononostante, il settore terziario presenta alcune carenze e debolezze. Una di esse è rappresentata dal turismo: in base ai dati raccolti dall'Assessorato al Turismo della Regione Siciliana, nel 2005 le presenze turistiche in provincia rappresentavano appena l'1,13% del totale. Questo dato così basso, che fa della provincia nissena la meno visitata in Sicilia, probabilmente non è dovuta alla carenza di strutture ricettive, quanto ad una cattiva valorizzazione del patrimonio artistico-monumentale e paesaggistico del territorio.
Nel suo complesso, il territorio di Caltanissetta può definirsi, comunque, scarsamente sviluppato dal punto di vista economico, a causa di un insieme di congiunture sfavorevoli sotto molteplici aspetti (carenza di infrastrutture, povertà di risorse, illegalità dilagante, scarso interesse della politica, poca oculatezza negli investimenti, ecc.). In base ai dati raccolti dal Sole 24 ore[112] si evince che il PIL pro capite della provincia nissena sia di 13.388,84 € (103º posto in classifica nazionale) e che la quota di esportazioni sul PIL sia appena dell'11,47%; l'importo medio delle pensioni è basso (621,18 €). Un altro grave problema che condiziona il sottosviluppo di questa parte d' Italia è la difficoltà a trovare un impiego fisso, specie per le fasce occupazionali più deboli, quali i giovani (il 45,9% è disoccupato) e le donne (sono occupate appena il 24,87% del totale, dato tra i più bassi del Paese). La disoccupazione è una costante atavica della città, in quanto è stata storicamente uno dei principali stimoli all'emigrazione, soprattutto a partire dagli anni '60; tale processo, che si era quasi arrestato sul finire del XX secolo, sta tornando a manifestarsi nuovamente negli ultimi anni.
Caltanissetta rappresenta uno snodo di media importanza nell'ambito della rete stradale regionale. Le principali arterie extraurbane che interessano la città sono:
Altre arterie garantiscono il collegamento con i centri minori:
A Caltanissetta inoltre aveva origine la strada statale 191 di Pietraperzia. Nel 1988 il tratto da Caltanissetta a Pietraperzia fu declassato, diventando "strada provinciale 103 Caltanissetta-Pietraperzia", e perse progressivamente importanza a seguito dell'apertura della SS 640 dir.
Il centro abitato di Caltanissetta viene attraversato, da nord a sud, dall'omonima galleria ferroviaria, lunga circa 2 km. Allo sbocco del tunnel è stata costruita la stazione centrale: sita in piazza Roma, a breve distanza dal terminal degli autobus extraurbani, serve l'intera città. Sebbene oggi si trovi in una zona strategica e ben servita dai mezzi pubblici, quando fu inaugurata, nel settembre del 1876, si trovava alle porte della città. La stazione è al giorno d'oggi frequentata principalmente da pendolari: lavoratori e studenti delle scuole secondarie. È interessata esclusivamente da un traffico di livello regionale: le principali destinazioni dei treni sono Catania, Modica, Agrigento e Xirbi (scalo intermedio per Palermo e Catania).
A circa 7 km a nord dalla città, invece, è localizzata l'altra stazione posta a servizio del capoluogo nisseno, quella di Caltanissetta Xirbi, situata in una zona di campagna prossima alla frazione di Xirbi, una piccola borgata sorta proprio in ragione della stazione,[senza fonte] inaugurata nel 1869. In realtà essa è più vicina al centro abitato di Santa Caterina Villarmosa, del quale originariamente recava il nome. Lo scalo è comunque un importante nodo ferroviario dell'Isola: infatti, è posto sulla linea Palermo-Catania, della quale consente il collegamento con la ferrovia proveniente da Agrigento. Essendo così tanto lontana dalla città, la stazione è stata a lungo poco usata: i passeggeri vi transitavano solo per prendere le coincidenze. Tuttavia, a seguito della frana del 2015 che ha investito il viadotto Himera sulla A 19, che ha comportato disagi alla circolazione su gomma, in conseguenza del significativo potenziamento dei collegamenti ferroviari diretti tra Palermo e Catania, la stazione ha riacquistato importanza, diventando molto frequentata dai viaggiatori. Nel quadro della realizzazione della nuova ferrovia Palermo-Catania ad alta capacità è inoltre previsto che la stazione venga riqualificata e attrezzata per accogliere i maggiori volumi di traffico generati dall'AV.
La città è dotata di un servizio di trasporto urbano su gomma gestito dall'azienda locale SCAT. Il capolinea, comune a tutte le linee, è situato in piazza Roma, di fronte alla stazione ferroviaria di Caltanissetta Centrale. Il terminal dei bus extraurbani è situato in via Rochester.
Uno degli sport più praticati a Caltanissetta è il sollevamento pesi, nel quale si investe molto. Grazie a strutture e palestre di alta qualità, la città nissena vanta di essere una delle città più innovative d'Italia nella pesistica, essendo inoltre sede regionale della Federazione Italiana Pesistica. Basti considerare che 50 record italiani su 180 sono stati stabiliti da atleti nisseni di cui 15 maschili e 35 femminili[115]. Inoltre, è anche sede giovanile del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro e annualmente dalle proprie palestre escono molti atleti convocati in nazionale. Gli unici cinque atleti nisseni ad avere preso parte alla storia delle Olimpiadi erano nella disciplina del Sollevamento pesi:
La città di Caltanissetta ha inoltre ospitato le finali dei Campionati Italiani Assoluti nel 2012 e nel 2018.
La prima società calcistica a Caltanissetta è stata la U.S. Nissena 1929, che ha militato per diversi anni in Prima Divisione, in Serie C e in Quarta Serie per poi sciogliersi nel 1960.
Nel 2020, grazie alla fusione tra Sporting Vallone, ex Mussomeli e Nissa F.C. è stato possibile iscrivere una squadra della città nel campionato di Eccellenza.
L'automobilismo occupa una posizione di grande rilievo tra gli sport praticati in città. La competizione più importante è la Coppa Nissena, gara di tipo cronoscalata la cui prima edizione risale al 1922. Altre competizioni sono il Rally Città di Caltanissetta e lo Slalom del Borgo, che si svolgono lungo le strade nelle contrade limitrofe alla città.
Il torneo internazionale Città di Caltanissetta rappresenta un importante appuntamento che si svolge in città a cadenza annuale. Nato nel 1999 come torneo della categoria Satellites, nel 2005 passò all'ITF Men's Circuit e dal 2009 al 2018 ha fatto parte dell'ATP Challenger Tour. Nel 2024 il torneo internazionale è ritornato in città con gli M15.
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