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Concilio di Efeso

III concilio ecumenico del cristianesimo, tenutosi a Efeso nel 431 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Concilio di Efeso
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Il concilio di Efeso, terzo concilio ecumenico, fu convocato dall'imperatore Teodosio II e si tenne nel 431 a Efeso, in Asia Minore, sotto il regno dell'imperatore d'Oriente Teodosio II (408-450); vi parteciparono approssimativamente 200 vescovi e si occupò principalmente del nestorianesimo.

Disambiguazione – Se stai cercando il concilio del 449, vedi Secondo concilio di Efeso.
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Le cause del Concilio

Riepilogo
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Diatriba tra Nestorio e Cirillo d'Alessandria

Lo stesso argomento in dettaglio: Nestorianesimo.

L'unità della Chiesa era minacciata da un aspro dibattito che riguardava la persona e la divinità di Gesù Cristo. Si confrontavano due scuole: quella antiochena, capeggiata dal patriarca Nestorio, e quella alessandrina, che vedeva alla testa il principale oppositore delle tesi di Nestorio, ovvero Cirillo di Alessandria. Se Nestorio sosteneva che Cristo avesse sì due nature, ma non fossero unite fra di loro nel vincolo ipostatico[1], Cirillo sottolineava invece con forza la natura divina di Cristo[2]. Connessa alla disputa su Gesù Cristo, vi era quella legata all'appellativo Theotòkos relativo alla Madonna: i nestoriani affermavano infatti che Maria fosse solamente Christotòkos[3], "madre di Cristo", cioè madre di Gesù uomo e non madre di Dio (cioè colei che ha accolto in sé la persona divina di Gesù Cristo, uomo e Dio)[2][4]. La disputa teologica tra le due scuole divenne più violenta allorché Nestorio divenne Patriarca di Costantinopoli nel 428[5], ribadendo le sue posizioni teologiche. Ciò suscitò le ire di Cirillo, il quale si rivolse a papa Celestino I (422-432) e all'imperatore Teodosio II sulla questione[2], spingendo quest'ultimo a convocare un concilio perché mettesse pace nella cristianità intera.

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Il Concilio

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Partecipazione

Furono invitati tutti i metropoliti risiedenti all'interno dei confini dell'impero romano; fra gli altri, anche papa Celestino, che inviò come suoi legati due vescovi e il presbitero Filippo, e Agostino d'Ippona. Quest'ultimo però in realtà non partecipò perché morì prima dell'inizio del concilio[6]. A causa delle difficoltà del viaggio, i legati romani arrivarono a dibattito già avviato[3]. Ma anche il patriarca Giovanni di Antiochia ed i vescovi siriaci, cioè i maggiori sostenitori delle tesi di Nestorio, arrivarono in ritardo[3], nonostante fossero passate due settimane dall'inizio ufficiale del concilio (7 giugno)[3]. Disattendendo le proposte del comes Candidiano (rappresentante imperiale) e di 68 vescovi, il 21 giugno[7] Cirillo decise di aprire ufficialmente il concilio, per far sì che il peso dei vescovi nestoriani non ancora giunti non fosse d'ostacolo per la vittoria delle sue posizioni dogmatiche. Estromesso Candidiano e protetto dai parabolani che si era portato con sé da Alessandria[8], Cirillo poté dare inizio alle sessioni conciliari.

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Charles-Antoine Bridan, Condanna di Nestorio al Concilio di Efeso nel 431, Bassorilievo, 1787, coro della cattedrale di Notre-Dame di Chartres.

Svolgimento

La prima sessione: la condanna di Nestorio e la definizione dogmatica della Theotókos

Il 22 giugno 431 Cirillo, in qualità di presidente, chiese per tre volte al latitante Nestorio di comparire davanti al concilio per discolparsi[7]. Visto che Nestorio si rifiutava di comparire, Cirillo chiese ai padri conciliari di confrontare le due dichiarazioni di fede proposte da lui medesimo (supportate da papa Celestino I[8]) e da Nestorio, e decidere quale delle due fosse più vicina alla dichiarazione di Nicea[7][9]. Inoltre, i padri presenti quel giorno fecero propria la tesi contenuta nella Seconda lettera di Cirillo[10] a Nestorio, in cui il patriarca alessandrino affermava che Maria è “genitrice di Dio”, Theotókos, perché ha dato alla luce non un uomo, ma Dio come uomo. Accogliendo la dottrina di Cirillo, 197 padri conciliari[6][11] condannarono gli insegnamenti del nestorianesimo e stabilirono che Gesù è una persona sola, non due persone distinte, completamente Dio e completamente uomo, con un corpo e un'anima razionale.

La reazione dei nestoriani e la conclusione del concilio

Quando Giovanni di Antiochia giunse il 26 giugno[6] ad Efeso per controbattere alle posizioni di Cirillo, si rese conto che era troppo tardi[6]. Prontamente, il patriarca antiocheno organizzò un contro-sinodo per rispondere alle definizioni dogmatiche dei filo-niceni, deponendo e scomunicando Cirillo e il principale vescovo a lui fedele, Memnone di Efeso[11]. Benché gli ultimi canoni fossero stati già sottoscritti dai padri il 31 luglio[12] al termine delle cinque sessioni[12], le continue tensioni politiche e gli stati di agitazione anche tra la popolazione di Efeso e di Costantinopoli non permisero una conclusione effettiva dei lavori sinodali, fatto che costrinse Teodosio II ad imporsi con autorità, proclamando il Concilio sciolto nell'ottobre del medesimo anno[11].

Canoni e decreti conciliari

L'unione di due nature in Cristo si è compiuta in modo perfetto nel seno di Maria, con la precisazione che la divinità del Verbo non ha avuto inizio nel corpo di Maria, ma ha preso da lei quella natura umana completa che in lei ha unita a sé:

«Noi quindi confessiamo che il nostro signore Gesù, figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla Vergine Maria secondo l'umanità; che è consustanziale al Padre secondo la divinità, e consustanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore»

Tale formula ereditava dalla Scuola di Alessandria la nozione dell'unione ipostatica delle due nature e la concezione di Maria come Madre di Dio; dalla Scuola di Antiochia ereditava l'affermazione della duplice natura e della duplice consustanzialità di Cristo.

Il concilio dichiarò inoltre come completo il testo del Credo Niceno del 325 e vietò qualsiasi ulteriore cambiamento (aggiunta o cancellazione) ad esso. Il concilio condannò inoltre il pelagianismo[13]. Vennero approvati sei canoni[14], con due dichiarazioni finali:

  • Il canone 1 decretava l'anatema sul pelagiano Celestio[15].
  • I canoni da 2 a 5 decretavano l'anatema sul nestorianesimo, specialmente verso quegli ecclesiastici coinvolti con Nestorio[16].
  • Il canone 6 decretava che chi non si atteneva ai canoni di Efeso era scomunicato[16].

Seguono, poi, la professione di fede stabilita a Nicea e il suo valore ecumenico; una condanna contro la setta dei Messaliani; ed infine si ribadisce la suddivisione ecclesiastica nei vari patriarcati e le rispettive province.[16]

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Icona che rappresenta Cirillo d'Alessandria.
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Padri del Concilio di Efeso

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Richard Price (Heythrop College, Università di Londra) ha consultato i seguenti manoscritti[17]:

  1. Collectio Casinenis 82 (CC 82): elenco di firmatari (68 vescovi) che sottoscrissero una protesta in data 21 giugno: si opponevano all'apertura del concilio, fissata per il giorno dopo, da parte di Cirillo di Alessandria prima dell'arrivo di Giovanni di Antiochia con il suo seguito;
  2. Collectio Vaticana 33: elenco dei presenti alla prima sessione del concilio il 22 giugno (erano presenti solo sostenitori di Cirillo). Contiene 154 nomi di vescovi;
  3. Collectio Casinenis 83.6: elenco di 17 metropoliti (capeggiati da Nestorio) che sottoscrissero una protesta contro la sessione prevista per il 22 giugno. L'importanza di questo documento sta nel fatto che esso dimostra che le firme del CC 82 non indicano semplicemente il possesso della diocesi, ma l'effettivo sostegno a Nestorio;
  4. Collectio Casinenis 88 (CC 88): elenco delle 53 firme in calce al decreto di deposizione contro Cirillo e Memnone emanato dai padri conciliari guidati da Giovanni di Antiochia, riunitisi il 26 giugno al loro arrivo ad Efeso.
  5. Collectio Casinenis 96: elenco dei 53 firmatari di una lettera inviata al clero di Ierapoli. Con tutta probabilità si tratta dei vescovi che presenziarono alla seconda sessione del consiglio presieduta da Giovanni di Antiochia, tenutasi appena dopo la conclusione della prima, il 29 giugno. La lista è simile ma non identica a CC 88: ciascuna contiene sei nomi che non appaiono nell'altra.

Sulla base di questi elenchi è stato possibile ricostruire i nomi dei vescovi che parteciparono alle sessioni conciliari, divisi tra quelli pro Cirillo e quelli contro il patriarca di Alessandria. I vescovi sono raggruppati per province ecclesiastiche, a loro volta raggruppate per diocesi civili.

Ulteriori informazioni Province, Vescovi pro Cirillo ...
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Conseguenze

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I destini dei protagonisti del Concilio

Nestorio, dopo la conclusione del concilio, fu rimosso dal seggio patriarcale costantinopolitano e inviato prima, come monaco, in Siria e poi in Egitto, ove morirà nel 450[11]. Cirillo fu accolto ad Alessandria come un trionfatore, mentre Memnone continuò ugualmente a guidare la sua diocesi fino alla morte[11]. La disputa dottrinale tra le parti fu invece superata solo nel 433 quando, grazie all'intervento del vescovo Acacio di Beroea e dell'eremita Simeone Stilita, Giovanni di Antiochia e Cirillo di Alessandria raggiunsero un accordo detto della Formula di unione[11]. Giovanni accettò l'attribuzione alla Vergine del titolo di theotòkos, Cirillo rinunciò agli anatemi contro Nestorio[11]. Naturalmente l'attribuzione cristologica a Maria è di rilevanza teologica superiore all'anatematismo comminato e poi ritirato.

Conseguenze a lungo termine

Cirillo e il monofisismo

Lo stesso argomento in dettaglio: Monofisismo.

Cirillo, nel sottolineare la dimensione divina del Cristo a discapito di quella umana proposta da Nestorio, finì per gettare le basi del movimento monofisita, che tanto seguito troverà nelle regioni medio-orientali, nell'Egitto e presso l'archimandrita costantinopolitano Eutiche. Il monofisismo, sostenitore dell'unica natura divina del Cristo, susciterà quella pericolosa controversia teologica che porterà a Calcedonia.

Il nestorianesimo

Il nestorianesimo non fu colpito mortalmente. Benché fosse stato dichiarato illegale anche dalle leggi imperiali, i nestoriani riuscirono a riorganizzarsi all'interno dell'impero Sasanide, dove fu definita, nel sinodo di Seleucia del 486, la teologia nestoriana[20]. Da quel momento, i nestoriani continuarono la loro attività missionaria, estendendosi per tutto l'impero Sasanide, fino a raggiungere la Cina[21].

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Quadro storico

Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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