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Demografia d'Italia

dati demografici della popolazione italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Demografia d'Italia
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Con una popolazione al 31 dicembre 2022 di 58.997.201 abitanti[1] l'Italia è il terzo paese dell'Unione europea per popolazione (dopo Germania e Francia) e il 25° al mondo.[2]

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Sviluppo storico della popolazione in Italia (Our World in Data)
Disambiguazione – Se stai cercando la comunità etnica italiana, vedi Italiani.
Voce principale: Italia.
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Evoluzione della popolazione residente in Italia (1862- 2023 - ISTAT)

All'indomani dell'Unità, la popolazione residente ammontava a poco più di 26 milioni. La crescita fu abbastanza lenta negli ultimi decenni dell'Ottocento anche a causa della mortalità infantile[3] e dell'elevato numero di persone che emigravano all'estero. Fino a 1950 l'Italia era il 10° stato più popoloso del mondo. Fino agli anni settanta del Novecento, l'aumento demografico fu più sostenuto, nonostante le perdite umane durante la I e II Guerra mondiale. Ciò nonostante, il tasso di fecondità continuò a scendere: il 1976 fu l'ultimo anno in cui superò la soglia di rimpiazzo (2,1 figli per donna). Tra il 1981 e il 2001, anche se il paese entrò nella fase di crescita zero, la popolazione residente restò pressoché invariata per via dell'immigrazione.

A partire dal 2015 l'immigrazione non è stata più sufficiente a compensare il sempre più marcato calo dovuto al saldo naturale negativo (differenza tra nascite e decessi). Di conseguenza, negli ultimi otto anni la popolazione residente in Italia è diminuita di circa 1,8 milioni di unità (da 60.795.612 a fine 2014[4] a 58.997.201 a fine 2022).[5]

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Fonte :Istat
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Andamento demografico

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Sotto il profilo demografico, l'Italia si conferma uno dei paesi con il più basso tasso di natalità al mondo; nel 2023 il numero medio di nascite per donna è stimato a 1,25, in diminuzione rispetto all'1,46 del 2010, che rappresentava il valore più alto dal 1984[6]. Infatti, dopo un periodo di lieve recupero, la fecondità ha ricominciato a scendere e si mantiene sempre molto lontano dal livello di sostituzione delle coppie, pari a circa 2,1 figli per donna[7][8]. Nel 2022 il numero di nascite, in calo per il sedicesimo anno consecutivo, ha raggiunto un nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia (393.333)[9] e si prevede che tale andamento sarà confermato anche per il 2023 e il 2024.[10]

A incidere pesantemente sulle nascite è il cosiddetto "effetto struttura", ovvero la riduzione progressiva del numero di donne in età fertile. Tale effetto da solo è responsabile per l'80% del calo complessivo di circa 27 mila nascite tra il 2019 e il 2022, mentre il restante 20% si deve alla minore fecondità registrata negli ultimi anni (da 1,27 figli in media per donna del 2019 a 1,25 del 2023).[11]

Secondo le rilevazioni dell'ISTAT, al 1º gennaio 2023 i giovani fino a 14 anni di età sono circa 940 000 in meno rispetto al 2016 e rappresentano il 12,5% del totale[12]. Le persone con oltre 65 anni d'età risultano in aumento di 130 000 unità e costituiscono ormai il 24% della popolazione[12]. I cittadini stranieri, al 1º gennaio 2023, sono pari al'8,7% del totale[13].

La popolazione è molto concentrata in alcune specifiche aree urbane: al 2015 solo 741 comuni italiani superano i 15 000 abitanti e ne contano complessivamente 36 000 000; i restanti 7 299 sono quindi considerati "piccoli comuni".

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Piramide delle età per l'Italia

La cosiddetta piramide delle età della popolazione italiana mostra una forte erosione alla base, tipica della maggior parte delle nazioni sviluppate, ma è più marcata e assume quella che viene chiamata forma a trottola. Questo fenomeno, che corrisponde all'invecchiamento della popolazione, è dovuto alla diminuzione del tasso di natalità e al contemporaneo aumento della capacità di sopravvivenza e quindi della speranza di vita (con la conseguenza apparentemente paradossale dell'aumento del tasso di mortalità, che in realtà cresce proprio perché la popolazione invecchia). La fascia di popolazione più numerosa è quella costituita dai nati durante il boom demografico degli anni Sessanta.

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Piramide di popolazione dell'Italia dal 1982 al 2021. In neretto i nati durante le guerre mondiali

Abitanti censiti (in migliaia)

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Piramide di popolazione dell'Italia nel 2023
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Natalità e mortalità

Riepilogo
Prospettiva

Nei primi anni del Novecento la popolazione italiana faceva segnare incrementi naturali di circa 300.000 persone l'anno, ma cresceva lentamente a causa dell'emigrazione verso l'estero. Dopo la perdita di 800.000 persone nel 1917 e nel 1918, tornò ad aumentare nel 1919 e ancor di più nel 1920 e negli anni successivi. Il regime fascista ostacolò decisamente l'emigrazione, e molti italiani si trasferirono nelle colonie, come Libia ed Africa Orientale. Durante il Ventennio venne promosso l'incremento demografico: le coppie con figli ricevevano incentivi. L'obiettivo di Mussolini era di avere nel 1960 70 milioni di italiani. Dal 1922 al 1945 la popolazione crebbe di 7,8 milioni di abitanti, passando da 38,19 a 44,94 milioni. Tra il 1946 e il 1964 si verificò il baby boom. L'incremento naturale annuo andava dalle 366.000 unità del 1953 alle 526.000 del 1964. Nel 1946, 1947, 1948 e 1964 nacquero più di un milione di bambini per anno. Dopo il 1976 l'Italia scese sotto la linea di rimpiazzo e negli anni Ottanta entrò nella fase di crescita zero: la popolazione aumentava solo di poche decine di migliaia di persone all'anno[15]. Nel 1993 si registrò il primo saldo naturale negativo fin dal 1918. Dal 2020 i saldi negativi sono di circa 300.000 persone all'anno.

A metà degli anni Novanta la natalità ebbe una debole ripresa, rafforzata da un più alto tasso di fecondità delle donne immigrate, ma si arrestò all'inizio degli anni 2010. Secondo i dati dell'ISTAT, la fecondità in Italia nel 2012 fu di 1,42 figli per donna[16], sempre molto al di sotto della soglia di 2,1 che permette la costanza della popolazione, ma superiore al minimo di 1,19 figli per donna del 1995. L'ultimo anno in cui la soglia di 2,1 fu superata è il 1976.

Il numero di figli per donna delle straniere risultava notevolmente superiore a quello delle italiane (2,37 contro 1,29 nel 2012), ma scendeva sotto i 2 a partire dal 2016. Inoltre, se nel 1995 la fecondità era più elevata per le donne italiane del Mezzogiorno rispetto a quelle del Nord e del Centro, nel 2012 questa differenza è stata sostanzialmente colmata, come risultato di un aumento al Centro-Nord ed una diminuzione al Sud. Includendo anche le donne straniere, il numero di figli per donna nel 2012 è più alto nel Nord (1,48 nel Nord Ovest, 1,47 nel Nord Est) che nel Centro (1,42) o nel Mezzogiorno (1,33 nel Sud, 1,35 nelle Isole)[16].

Il tasso di natalità dell'Italia nel suo complesso è stato nel 2022 del 6,7 per mille, il più basso mai registrato. A livello regionale, il tasso più elevato si rileva nella provincia di Bolzano (9,2 per mille) e il più basso in Sardegna (4,9 per mille).[17].

I picchi di mortalità più alti (oltre 100.000 morti in più rispetto all'anno precedente) si registrarono nel 1867 a causa del colera asiatico, tra il 1915 e il 1918 a causa della prima guerra mondiale e soprattutto dell'influenza spagnola, tra il 1942 e 1943 a causa della seconda guerra mondiale e nel 2020 a causa del COVID-19.

Il tasso di mortalità nazionale è rimasto tra il 9,1 e il 10,7 per mille tra il 1948 e il 2019, superando il 12,0 nei tre anni successivi. Tra il 1993 e il 2022 ci sono stati solo due saldi naturali positivi, nel 2004 e nel 2006, seppur pari a poche migliaia di persone.

Nel 2015 le nascite sono scese per la prima volta sotto il mezzo milione, mentre c'è stato un aumento dei decessi, che ha comportato una decrescita naturale di 161.000 persone. Nel 2016 è stato toccato un nuovo record negativo di nascite (473.000), mentre i morti sono stati 615.000, con un saldo naturale negativo di 141.000 unità[18][19]. Inoltre, è aumentata la percentuale di figli da genitori stranieri[20]. Nel 2017 le nascite sono state per il decimo anno consecutivo in calo, e, per il terzo anno consecutivo, sotto il mezzo milione (458.151). Inoltre l'impennata dei decessi (649.061) ha provocato una decrescita naturale di 190.910 abitanti, il terzo peggior saldo naturale dal 1900[21]. Nel 2023 le nascite sono scese sotto 400.000 all'anno.

Un'elaborazione su dati ISTAT e MIEF del 2016 ha evidenziato che dopo la crisi del 2008 in Europa si registra una nuova correlazione fra il tasso di natalità e un indicatore della ricchezza delle famiglie: nel 2016 è risultato un incremento del 2,6% della natalità delle singole donne ogni 1.000 euro in più di prodotto interno lordo (reddito disponibile pro-capite). La correlazione (R[22] = -0.55) più rilevante è stata fra l'aumento dell'indice di povertà relativa e il calo delle nascite dal 2008 al 2017.[23]

Nascite e mortiAnno200.000400.000600.000800.0001.000.0001.200.0001.400.0001860189019201950198020102040NasciteMorti

Permille (‰)Anno5101520253035401860189019201950198020102040Tasso di natalitàTasso di mortalità


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La speranza di vita alla nascita

Nel 2011 la speranza di vita alla nascita in Italia era di 79,4 anni per gli uomini e 84,5 per le donne, in crescita rispetto al 2005 (78,1 e 83,7 rispettivamente)[24]. Sempre nel 2011 la speranza di vita a 65 anni (ovvero il numero di anni che in media ha ancora da vivere una persona di 65 anni) era di 18,4 per gli uomini e 21,9 per le donne. Da notare che per entrambi gli indicatori non vi sono significative differenze tra Nord, Centro e Sud.

Nel 2019 la speranza di vita per gli uomini è salita a 81 anni e per le donne a 85,3 anni[25].

Il progresso è notevole se si considera che nel 1880 in Italia la speranza di vita alla nascita era di 35,4 anni, divenuti 42,8 nel 1900, 54,9 nel 1930 e 65,5 nel 1959[26].

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Singole età

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Popolazione in Italia 0-14 anni nel 1881 e 1981 (Atlante tematico d'Italia, Touring Club Italiano, 1990)
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Popolazione sopra i 65 anni nel 1881 e 1981 (Atlante tematico d'Italia, Touring Club Italiano, 1990)

La tabella, basata sui dati dell'Istat del 2011, indica la popolazione residente per sesso, età e cittadinanza[27].

Ulteriori informazioni Età (anni), Popolazione ...
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Statistiche demografiche

Riepilogo
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Di seguito una tabella con i dati ISTAT[28] a cui sono aggiunti i dati sul tasso di fecondità totale dal 1850 forniti da OurWorldInData.[14]

Ulteriori informazioni Anni ...
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Giuseppe Riggio (1871-1960) con la sua grande famiglia (era comune in quell'epoca) nel 1925
Ulteriori informazioni Anno, Popolazione 1º gennaio ...

Di seguito, alcuni dati del World Population Review.[30]

  • Una nascita ogni 60 secondi
  • Una morte ogni 50 secondi
  • Perdita netta di una persona ogni 7 minuti
  • Un immigrante netto ogni 8 minuti

La statistica demografica seguente è dell’Istituto Nazionale di Statistica italiano[31] e del CIA World Factbook.[32]

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Piramide di popolazione dell'Italia nel 2023
Popolazione
58.977.201 (1º gennaio 2023)
Struttura di età
Anno 2020
0-14 anni: 13,45% (maschi 4.292.431/ femmine 4.097.732)
15-24 anni: 9,61% (maschi 3.005.402/ femmine 2.989.764)
25-54 anni: 40,86% (maschi 12.577.764/ femmine 12.921.614)
55-64 anni: 14% (maschi 4.243.735/ femmine 4.493.581)
65 anni e oltre: 22,08% (maschi 5.949.560/ femmine 7.831.076)
Anno 2017
0-14 anni: 13,65% (maschi 4.334.457 / femmine 4.146.726)
15-24 anni: 9,66% (maschi 3.008.228 / femmine 2.996.854)
25-54 anni: 42,16% (maschi 12.933.634 / femmine 13.265.541)
55-64 anni: 12,99% (maschi 3.914.061 / femmine 4.159.859)
65 anni e oltre: 21,53% (maschi 5.758.197 / femmine 7.620.245)
Anno 2010
0-14 anni: 13,5% (maschi 4.056.156 / femmine 3.814.070)
15-64 anni: 66,3% (maschi 19.530.696 / femmine 18.981.084)
65 anni e oltre: 20,2% (maschi 4.903.762 / femmine 6.840.444)
Età mediana
totale: 45,5 anni (2017) Posizione nella classifica mondiale: 5°
maschi: 44,4 anni
femmine: 46,5 anni
totale: 44,2 anni (2015)
maschi: 43,0 anni
femmine: 45,3 anni (2013)
Tasso di crescita della popolazione
0,19% (stima 2017). Posizione nella classifica mondiale: 183°
0,03% (stima 2016)
Tasso di natalità
8,6 nascite/1.000 persone (stima 2017)
8,94 nascite/1.000 persone (stima 2013)[33]
Tasso di mortalità
10,4 decessi/1.000 persone (2017)
10,01 decessi/1.000 persone (2013)
Tasso di immigrazione netta
3,7 immigranti/1.000 persone (2017). Posizione nella classifica mondiale: 31°
4,47 immigranti/1.000 persone (2013)
Speranza di vita alla nascita (2022)
popolazione totale: 84,01 anni. Posizione nella classifica mondiale: 6°[34]
maschi: 81.90 anni
femmine: 85.97 anni
Età mediana della madre al primo figlio
30,7 anni (2014)
Tasso di fecondità totale
1,39 bambini nati per donna (cittadini italiani)
1,91 bambini nati per donna (cittadini stranieri)
1,39 bambini nati per donna (cittadini totali) (2014)[35]
1,44 bambini nati per donna (2017). Posizione nella classifica mondiale: 206°
Tasso di mortalità infantile
totale: 3,3 decessi/1.000 nati vivi. Posizione nella classifica mondiale: 210°
maschi: 3,5 decessi/1.000 nati vivi
femmine: 3 decessi/1.000 nati vivi (2017)
Urbanizzazione
popolazione urbana: 68% della popolazione totale (2010)
tasso di urbanizzazione: 0.5% tasso di variazione annuo (2010-15)
Tasso di mortalità materna
4 decessi/100.000 nati vivi (stima 2015). Posizione nella classifica mondiale: 178°
4,0 decessi/100.000 nati vivi (2010)
Rapporto maschi/femmine
alla nascita: 1.06
inferiore ai 15 anni: 1.05
15-64 anni: 1.02
65 anni e oltre: 0.74
popolazione totale: 0.93 (2013)
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Numero di comuni e residenti

Riepilogo
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Variazione della popolazione in Italia fra il 1871 e il 1981
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Variazione della popolazione in Italia fra il 1951 e il 1971
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Variazione della popolazione in Italia fra il 1971 e il 1981

La tabella sotto riportata illustra la statistica demografica italiana circa i comuni e residenti, secondo l'ISTAT[36].

Ulteriori informazioni Territorio, Comuni ...
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Città principali

Lo stesso argomento in dettaglio: Comuni d'Italia per popolazione.
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Densità della popolazione italiana per provincia
Ulteriori informazioni Città principali, comune ...
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Roma
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Milano
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Napoli
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Torino
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Palermo
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Genova
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Bologna
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Firenze
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Bari
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Catania
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Evoluzione storica

Riepilogo
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Lo stesso argomento in dettaglio: Popoli dell'Italia antica, Italia romana e Antichi Stati italiani.

Prima dell’ascesa di Roma la popolazione italiana contava 3/4 milioni di abitanti e sul territorio erano presenti popoli molto diversi: circa 130.000 Lucani, 450.000 Messapi, 200.000 Bruzi, 200.000 Campani, 300.000 Sanniti, 250.000 Osci, 600.000 Etruschi, 1 milione di cittadini greci e 270.000 Romani.

All'epoca dell'Impero Romano, la popolazione italiana arrivò sotto Augusto a 8 milioni di abitanti e raggiunse i 10 milioni nel II secolo d.C.; in seguito alla peste Antonina la popolazione della penisola italica diminuì.

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Andamento della popolazione italiana dal 1000 al 1861 (Atlante tematico d'Italia, Touring Club Italiano, 1992)

Dopo la caduta dell'impero Romano d'Occidente e specialmente dopo la guerra greco-gotica in Italia ci fu un grande calo demografico, soprattutto nell’Italia centrale, che divenne scarsamente abitata: Roma alla fine del V secolo aveva 30.000 abitanti, numero rimasto invariato fino al XII secolo. Per tutto l’Alto Medioevo la popolazione nel complesso si mantenne tra i 4 e gli 6 milioni con una maggiore urbanizzazione rispetto all’Europa dell’epoca e con una concentrazione di piccoli borghi nella pianura Padana.[37]

Successivamente l’Italia attraversò tre cicli demografici.

- Dall’anno Mille fino al 1340-1350: un forte aumento della popolazione la portò da circa 5 milioni a 12,5 milioni.

- Dal 1350 al 1660: dopo la peste la popolazione italiana crebbe da 7 milioni fino ai 13 milioni all’inizio del Seicento, per poi scendere per le pestilenze del 1629-1630 e del 1656-1659 a 10 milioni.

- Dal 1660: da dopo l’ultima pestilenza il numero di abitanti è cresciuto da 10 milioni fino a 18 milioni nell’Ottocento e a 33 milioni nel 1900.

Mortalità

Oggi il tasso di mortalità nei paesi dell’Europa occidentale è intorno al 10 per mille. Prima dell’Ottocento esso si collocava tra il 30 e il 40 per mille. In Italia era particolarmente elevato e superava di 5 punti per mille quello dei paesi scandinavi e dell’Inghilterra. La mortalità infantile, oggi intorno al 5 per mille nell’Europa Occidentale, raggiungeva 200-300, specie in Italia, anche se scese tra il 1640 e il 1730 per poi aumentare a oltre il 300 per mille fino ai primi decenni dell’Ottocento (in questo periodo il Veneto raggiunse il 400 per mille). Dall’Ottocento a oggi è in diminuzione. Al momento dell’Unità d’Italia era del 212 per mille, la più alta in Europa dopo la Russia (272 per mille). L’alta mortalità implicava una bassa speranza di vita: 27 anni nel Seicento e 33 anni nell'Ottocento. Per le condizioni igienico-sanitarie la mortalità era più elevata nelle città (più di 300 per mille) che nelle campagne (200 per mille), con la speranza di vita di 27 anni in città e 37 anni in campagna. Solo grazie all’immigrazione, valutata in 8-9 per mille dell’intera popolazione ogni anno, poteva consentire alle città di mantenere immutato il numero di abitanti.[37]

Le cause di una mortalità così alta sono i virus e batteri trasmissibili per contatto diretto e indiretto, le epidemie e malattie dovute alla malnutrizione come la pellagra, le carestie e le malattie endemiche. Le epidemie avevano una cadenza ciclica portando a numerosi decessi. Le principali furono la peste che dal 1348 e il 1772 colpi l’Italia 31 volte, una ogni quattordici anni, e nell’Ottocento il colera che interessò l'italia solo durante questo secolo sei volte. Altre malattie, come la malaria, erano endemiche in certe zone. Le carestie rappresentavano la seconda causa di mortalità che di solito non saliva lo stesso anno della carestia ma l’anno seguente e si stabilizzava solo dopo 5-6 anni.[37]

Natalità

Per garantire un aumento della popolazione, la natalità nel passato era molto più alta di oggi; in Europa Occidentale si attestava sui 30-40 nati per mille. L'Italia tra il 1756-1870 aveva il tasso intorno a 35, così da garantire un aumento stabile del 5 per mille. C’erano differenze tra classi sociali e zone: infatti il tasso era più alto in città e tra le classi meno abbienti e diminuiva in montagna. Questo consentiva la crescita anche laddove la mortalità era più elevata.[37]

Uno dei fattori della riproduttività era l’età nuziale: più era bassa, più erano i figli per coppia. In Italia variò molto nel corso del tempo. Nel Quattrocento, dopo la peste, l’età media delle donne era di 18 anni, per gli uomini una decina d’anni in più. Salì per le donne a 23 anni nel Cinquecento e a 26,5 anni nella prima metà del Seicento. In seguito alla flessione della popolazione dovuta alle epidemie di peste l’età nuziale scese a 24 anni nel Settecento e a 23 nell’Ottocento, favorendo così un rapido aumento.[37]

Per valutare la capacità riproduttiva in Italia tra il 1500-1700 si può esaminare il ciclo vitale di una generazione femminile. Su 1000 nate soltanto la metà raggiungeva in media l’età di 15 anni. Di queste 500 quelle che sopravvivevano all’età del matrimonio erano 467-438, di cui le feconde erano da 420 a 394. Di queste solo 270-280 arrivano alla menopausa. A causa dell’alta mortalità, l’impegno riproduttivo delle singole donne doveva essere elevato. Ciò comportava che il tasso lordo di riproduttività, cioè il numero di figlie, era di 2,7-2,8 per donna e il tasso di fertilità, cioè il numero di figli, doveva essere in media di 5,6-5,8. Questo valeva per le donne che si sposavano nell’eta media di nuzialità, mentre chi si sposava precocemente doveva avere in media 8 figli.[37]

Evoluzione urbana

Nell’Italia pre romana erano presenti diverse città, specialmente nella Magna Grecia e nei territori degli etruschi.

All'epoca dell'Impero Romano Roma divenne la più grande città d'Italia e del mondo, con oltre un milione di abitanti.[37] I centri urbani era molto molto numerosi, anche se la maggior parte di essi contava poche migliaia di abitanti e aveva un compito prettamente politico-amministrativo.[37]

Dopo la caduta di Roma nel V secolo, la popolazione italiana si ridusse di circa un quinto e il calo fu ancora più pronunciato nel VI secolo con una diminuzione del 32%; molte città persero abitanti e molte altre scomparvero. Roma, che nell’alto Medioevo era una delle città più grandi dell’Europa cristiana, aveva circa 20.000 abitanti.[37]

La crisi urbana comportò il declino di tutte le città dell’Europa cristiana. In Italia il calo era stato meno drastico che in altre zone, specialmente nel Meridione. Intorno all’anno mille i più grandi centri urbani italiani raggiungevano 10.000-20.000 abitanti. L'estensione era quasi sempre modesta, coprivano pochi ettari: Verona 35, Pavia 25, Lucca 39, Pisa 30, Milano 100, Napoli e Palermo 200. La più popolosa era Palermo, visto che era dentro le reti commerciali arabe e bizantine.[37]

Con la rinascita dell’età comunale, le città del Centro-Nord crebbero ad un ritmo estremamente elevato. Nel 1300 si raggiunse il tasso di urbanizzazione del 21% calcolando i centri urbani con più di 5.000 abitanti, e del 18,5% prendendo in considerazione solo quelli con più di 10.000 abitanti. Questi risultati, molto elevati per l’epoca, resero questa parte d’Italia la macro regione con il più alto tasso di urbanizzazione d’Europa per tutto il Medioevo e l’Umanesimo (la media dell’Europa occidentale era del 9% e molte regioni come le isole britanniche raggiungevano appena il 5%). Anche le dimensioni delle città italiane era molto più grandi rispetto all’estero.[37]

Anche nel Meridione i tassi di urbanizzazione in questo periodo incrementarono fino al 18% per le città con più di 5.000 abitanti e al 9% per quelle con più di 10.000 abitanti. Bisogna tener conto, però, che molte di queste città, specialmente le prime, erano dei grandi borghi agrari e avevano quindi un tessuto urbano molto diverso rispetto al Centro-Nord.[37]

In seguito alla peste ci fu una contrazione di circa il 50% dei tassi di urbanizzazione in tutta Europa, e ci volle un secolo per tornare ai tassi di urbanizzazione del Trecento.[37]

Durante questo periodo, con il rafforzamento degli stati regionali e specialmente nel Regno di Napoli, ci fu un cambiamento delle gerarchie urbane: la perdita delle funzioni dei piccoli centri portò alla scomparsa del policentrismo che aveva caratterizzato le città durante l’età comunale. Così nel Centro-Nord si distinsero quattro città per popolazione: Milano, Venezia, Firenze e Genova, mentre nel Sud Napoli crebbe sempre di più a scapito delle città minori che persero potere e funzioni. In Sicilia questo processo fu molto più blando.[37]

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Insediamenti in Italia nella prima metà del XVI secolo e fine XVII secolo (Atlante tematico d'Italia, Touring Club Italiano, 1992)

Dopo il Rinascimento la crescita del reddito pro capite in Italia si fece prima stagnante e poi andò in declino, e così anche il peso delle città: la diminuzione della differenza tra il salario nei centri urbani e quello nelle campagne non incentivava la migrazione verso le città. Nel Centro-Nord il tasso di urbanizzazione restò compreso tra il 20% e il 17% e fu superato da diverse regioni europee. Nel Meridione dopo il 1300 si rafforzò il potere della baronia, con il conseguente cambiamento del tessuto urbano. Il peso di Palermo e specialmente di Napoli continuò a crescere. Grazie a Napoli, per tutto il Settecento e l’Ottocento la percentuale della popolazione del Sud si mantenne tra il 7% e il 9%. Nelle campagne le famiglie di braccianti che lavoravano a giornata la terra dei possidenti diventavano sempre più numerose, e i paesi in cui vivevano crebbero fortemente portando ad un aumento del numero degli abitanti delle città, specialmente quelle con più di 5.000 abitanti che, partendo da un tasso di urbanizzazione del 21% del 1500, raggiunsero il 28% tra il 1600 e il 1700, il 35% nel 1800 e il 41% nel 1861. Se non tenessimo conto del fatto che molti di questi erano grandi borghi agrari con un tessuto urbano molto diverso da altre aree europee, alcune regioni del Sud come la Sicilia avrebbero il tasso di urbanizzazione più alto del mondo.[37]

Alla fine dell'Ottocento, a causa della diffusa povertà sia al Meridione che in aree depresse del Settentrione, iniziò una massiccia emigrazione verso le Americhe e verso Paesi europei più industrializzati. Il successivo sviluppo del triangolo industriale nel Nord Italia portò nei decenni successivi ad un forte aumento della popolazione della zona formata dalle città di Milano, Torino e Genova. Per quest'ultima, tuttavia, dal 1920 al 1930 l'aumento derivò principalmente dall'unificazione di Genova con i comuni limitrofi, che la fece espandere e portò alla creazione della cosiddetta Grande Genova.

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Popolazione in Italia per ripartizioni geografiche (nord, centro, sud, isole) dal 1650 al 1900 (Atlante tematico d'Italia, Touring Club Italiano, 1992)

Durante il ventennio fascista il regime mise in campo varie iniziative a supporto della crescita demografica, ma la forte propaganda volta ad incrementare la natalità ebbe scarsi risultati e riuscì a bloccare solo in parte l’emigrazione italiana, inibita anche dalle restrizioni in materia di rilascio dei documenti di viaggio.

Nel dopoguerra, anche grazie al boom economico, si registrò un notevole aumento della popolazione, arrestatosi negli anni Ottanta. I periodi di stagnazione, che si sono susseguiti fino agli inizi degli anni Novanta, in seguito hanno causato l'inizio di un decremento, in parallelo ad un massiccio incremento dell’immigrazione verso l'Italia. Questa situazione continua ancora oggi.

La tabella seguente riassume l'evoluzione storica della popolazione residente nelle maggiori città italiane tra il 1000 ed il 2010 (in migliaia).[38][39]

1000 1200 1300 1400 1500 1600 170018001850186018701880190019101920193019401950196019701980199020002010
Genova 4 30 60 50 70 65 6491120129130180235272316608635648784812760679610610
Torino 7 5 6 22 4478135178208254336427502597629711120611781104963865910
Milano 150 100 100 120 10913524224226232249357983699211161260158317241635136912561307
Venezia 45 70 110 85 102 140 138 135 114 150 155 180 210 220 240 250 270 330 360 330 275 270 268
Trieste 10 22 29 63 64 70 74 134 229 239 250 248 272 272 271 252 231 211 202
Bologna 32 70 46 63 68 73 116 118 126 153 179 212 249 281 340 444 490 459 404 371 371
Firenze 15 60 110 37 50 75 72 81 114 155 200 205 248 250 285 350 390 446 450 448 400 355 355
Roma 35 30 30 30 55 98 144163175184244300463542692100811561652218828002831277526642744
Napoli 30 35 33 30 150 250 280427449417449494564723722839866101111831233121110671005990
Bari 13 6 6 12 18 35 45 50 52 70 100 125 150 190 250 265 320 350 365 345 320 324
Catania 10 6 14 15 16 45 65 90 100 150 210 250 240 265 300 360 400 370 346 320 313
Palermo 350 150 50 20 50 105 135139180186219245310342394390412491588651700688686656
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Popolazione delle principali città in Italia dal 1700 al 1911 (Atlante tematico d'Italia, Touring Club Italiano, 1992)
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Previsioni

Riepilogo
Prospettiva
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Fonte :OurWorldInData

Le previsioni sulla popolazione vengono generalmente corrette al ribasso. Le ultime, del 2023, prospettano un calo di 3 milioni di abitanti nei prossimi 20 anni.[40]

Secondo le stime elaborate dall'Istat nel 2011[41] per i successivi 50 anni, la popolazione residente in Italia sarebbe dovuta aumentare fino a toccare un massimo di 63,9 milioni attorno al 2040, per poi cominciare a diminuire. La crescita sarebbe stata peraltro interamente dovuta ad un saldo migratorio positivo, con il numero di stranieri residenti che sarebbe costantemente incrementato fino a superare i 14 milioni nel 2065. Stando alle previsioni del 2017, invece, la popolazione italiana sarebbe arrivata a 58,7 milioni nel 2045 e a 53,8 milioni nel 2065 (scenario mediano). In ogni caso, le future nascite (il tasso di fecondità inizialmente era stato dato in rialzo, a 1,59 figli per donna nel 2065) non sarebbero state sufficienti a compensare il numero sempre crescente dei decessi. Nel breve termine il saldo naturale avrebbe toccato -200.000 unità, per poi allargarsi a -300.000 e a -400.000 persone nel lungo termine[42].

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Fonte :OurWorldInData

Secondo le previsioni ONU del 2017[43], nello scenario intermedio la popolazione residente avrebbe iniziato a calare già dal 2017, riducendosi a circa 53,3 milioni nel 2065 e a circa 49,6 milioni nel 2100.[44] Secondo i ricercatori dell'Institute for Health Metrics and Evaluation dell'Università di Washington, scenderà a 28 milioni nel 2100.[45]

Tutte le stime risultano superiori ai dati effettivi, con una popolazione a fine anno 2023 paragonabile alla previsione ISTAT 2017 per l'anno 2045.

Ulteriori informazioni Anno, Stime ISTAT 2011 ...
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Flussi migratori

Riepilogo
Prospettiva
Lo stesso argomento in dettaglio: Emigrazione italiana e Immigrazione in Italia.
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Grafico della popolazione residente in Italia tra il 2002 ed il 2015. La linea blu indica il totale della popolazione residente, la linea rossa i residenti con cittadinanza italiana. Risulta evidente la crescita della componente straniera.
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Saldo migratorio dell'Italia (in rosso), dal 1862 ad oggi. Fonte: ISTAT.

Negli ultimi anni la popolazione residente in Italia è diminuita di quasi 2.000.000 di unità (da 60.795.612 a fine 2014[4] a 58.850.717 a fine 2022, cioè in soli 8 anni).[5] Come risulta dai dati FAO, è stata sostanzialmente stabile durante gli anni Ottanta e ricominciò ad aumentare a partire dagli anni Novanta. Nei primi anni del secolo corrente la crescita è stata più pronunciata, causata quasi esclusivamente dall'immigrazione, in quanto il saldo naturale è stato o negativo o di poco superiore a 0. Quindi quello che decresce è il tasso di natalità della popolazione autoctona, tendenza che peraltro finisce per coinvolgere anche gli immigrati di seconda generazione. A questo bisogna aggiungere l'emigrazione all'estero di residenti (sia cittadini italiani che stranieri). È da tener presente che molti cittadini italiani che emigrano all'estero continuano a mantenere, spesso anche per diversi anni, la residenza ufficiale in Italia, il che produce una sottostima della dimensione del fenomeno emigratorio calcolato attraverso l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero. Nonostante ciò, dal 2012 il flusso verso l'estero di cittadini italiani supera ogni anno 100.000 persone.[46].

Al 31 dicembre 2013, secondo l'ISTAT, gli immigrati regolari in Italia costituivano l'8,1% della popolazione (4.922.085 persone), con una distribuzione diseguale sul territorio nazionale (superiore al 10% nel Centro-Nord, poco oltre il 3% al Mezzogiorno)[47]. Sei anni dopo, al 31 dicembre 2019, l'ISTAT[48] riporta il numero di stranieri residenti in Italia all'8,8% della popolazione (5.306.548 persone): l'11% nel Centro-Nord e 4,4% nel mezzogiorno.

Ulteriori informazioni Anno, al 1/1 ...

Ripartizione degli stranieri per nazionalità

2004[57] 2005[58] 2006[59] 2007[60] 2008[61] 2009[62] 2010[63] 2013[64] 2014[65] 2015[66] 2016[67] 2017[68] 2018[69]
Totale 1.990.159 2.402.157 2.670.514 2.938.922 3.432.651 3.891.295 4.235.059 4.922.085 5.014.437 5.026.153 5.046.994 5.144.440 5.255.503
Romania 177.812 248.849 297.570 342.200 625.278 796.477 887.763 1.081.400 1.131.839 1.151.395 1.168.552 1.190.091 1.206.938
Albania 270.383 316.659 348.813 375.947 401.949 441.396 466.684 495.709 490.483 467.687 448.407 440.465 441.027
Marocco 253.362 294.945 319.537 343.228 365.908 403.592 431.529 454.773 449.058 437.485 420.650 416.531 422.980
Cina 86.738 111.712 127.822 144.885 156.519 170.265 188.352 256.846 265.820 271.330 281.972 290.681 299.823
Ucraina 57.971 93.441 107.118 120.070 132.718 153.998 174.129 219.050 226.060 230.728 234.354 237.047 239.424
Filippine 72.372 82.625 89.668 101.337 105.675 113.686 123.584 162.655 168.238 165.900 166.459 167.859 168.292
India 44.791 54.288 61.847 69.504 77.432 91.855 105.863 142.453 147.815 150.456 151.430 151.791 157.965
Bangladesh 27.356 35.785 41.631 49.575 55.242 65.529 73.965 111.223 115.301 118.790 122.428 131.967 139.953
Moldavia 24.645 37.971 47.632 55.803 68.591 89.424 105.600 149.434 147.388 142.266 135.661 131.814 128.979
Egitto 40.583 52.865 58.879 65.667 69.572 74.599 82.064 96.008 103.713 109.871 112.765 119.513 126.733
Pakistan 27.798 35.509 41.797 46.085 49.344 55.371 64.859 90.615 96.207 101.784 108.204 114.198 122.308
Nigeria 26.383 31.647 34.310 37.733 40.641 44.544 48.674 66.833 71.158 77.264 88.527 106.069 117.358
Sri Lanka 39.231 45.572 50.528 56.745 61.064 68.738 75.343 95.007 100.558 102.316 104.908 107.967 111.056
Senegal 46.478 53.941 57.101 59.857 62.620 67.510 72.618 90.863 94.030 98.176 101.207 105.937 110.292
Perù 43.009 53.378 59.269 66.506 70.755 77.629 87.747 109.851 109.668 103.714 99.110 97.379 97.128
Tunisia 68.630 78.230 83.564 88.932 93.601 100.112 103.678 97.317 96.012 95.645 94.064 93.795 95.071
Polonia 40.314 50.794 60.823 72.457 90.218 99.389 105.608 97.566 98.694 97.986 97.062 95.727 94.200
Ecuador 33.506 53.220 61.953 68.880 73.235 80.070 85.940 91.861 91.259 87.427 83.118 80.377 79.249
Macedonia del Nord 51.208 58.460 63.245 74.162 78.090 89.066 92.847 78.424 77.703 73.512 67.969 65.347 63.561
Bulgaria 11.467 15.374 17.746 19.924 33.477 40.880 46.026 54.932 56.576 58.001 58.620 59.254 60.129
Ghana 29.252 32.754 34.499 36.540 38.400 42.327 44.353 51.602 50.414 48.637 48.138 49.940 51.382
Brasile 22.533 25.823 30.375 34.342 37.848 41.476 44.067 43.202 42.587 43.783 45.410 48.022 50.690
Kosovo -- -- -- -- -- 7.625 16.234 46.248 45.836 43.091 41.344 40.371 40.508
Russia 14.311 17.188 18.689 20.459 21.523 23.201 25.786 34.483 35.211 35.791 36.361 37.384 38.448
Serbia 51.708 58.174 64.070 64.411 68.542 57.826 53.875 46.958 43.811 42.264 39.935 39.690 38.443
Germania 34.664 35.559 36.834 38.135 40.163 41.476 42.302 38.136 36.749 36.661 36.660 36.806 37.144
Costa d'Avorio 11.435 13.228 14.378 15.637 17.132 19.408 21.222 25.953 25.362 25.056 26.156 30.271 32.065
Francia 26.428 26.951 28.021 29.205 30.803 32.079 32.956 29.078 27.696 28.634 25.791 29.991 30.549
Repubblica Dominicana 13.904 15.286 16.725 17.892 18.591 20.583 22.920 28.623 28.804 28.202 28.002 28.451 29.584
Regno Unito 20.972 22.318 23.324 24.673 26.448 28.174 29.184 26.377 25.864 26.634 27.208 28.168 29.177
Spagna 14.019 14.837 15.503 16.292 17.354 18.258 19.094 20.682 21.286 22.593 23.828 24.870 26.136
Bosnia ed Erzegovina 20.152 22.436 24.142 26.298 27.356 30.124 31.341 29.831 29.442 27.199 25.791 25.034 24.399
Gambia 0.628 0.650 0.676 0.748 0.825 0.912 1.033 1.630 3.303 8.016 13.780 19.567 22.840
Cuba 10.149 11.363 12.927 14.073 14.581 15.883 16.878 19.316 19.999 20.662 20.986 21.418 22.227
Mali 0.642 0.702 0.735 0.832 0.992 1.090 1.263 4.470 6.245 10.369 14.768 19.139 21.226
Turchia 9.130 11.077 12.359 13.532 14.562 16.225 17.651 19.951 19.782 19.388 19.217 19.509 19.726
Algeria 15.493 18.736 20.202 21.519 22.672 24.387 25.449 23.095 22.679 21.765 20.437 19.823 19.661
Colombia 13.989 15.843 16.810 17.640 17.890 18.615 19.573 19.661 19.618 18.777 17.968 17.956 18.375
Croazia 19.890 20.712 21.232 21.360 21.308 21.511 21.261 17.999 18.259 18.052 17.696 17.573 17.472
El Salvador 4.240 5.085 5.509 5.895 6.144 6.552 7.213 11.809 12.981 13.007 13.492 14.626 16.082
Georgia 0.447 0.569 0.675 0.811 1.012 1.482 2.734 12.124 13.742 14.045 14.603 15.203 15.778
Camerun 3.862 4.672 5.529 6.249 6.940 7.994 9.175 11.880 12.414 12.738 13.307 14.529 15.704
Stati Uniti d'America 14.132 14.155 14.433 14.904 15.036 15.324 15.708 14.963 14.303 14.512 14.649 15.004 15.647
Burkina Faso 5.545 7.012 7.949 8.543 8.960 10.493 11.784 15.301 14.939 14.657 14.306 14.435 14.582
Bolivia 2.508 3.637 4.127 4.800 6.043 6.796 8.855 13.919 14.568 14.243 14.076 13.955 13.980
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Confronto con l'Europa

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[70]

Secondo Eurostat, il tasso di fertilità medio dell'Unione Europea era di 1,5 figli per donna nel 2020 (molto lontano, quindi, dalla soglia di rimpiazzo di 2,1). I paesi con i tassi più alti erano la Francia (1,83), la Romania (1,80) e la Repubblica Ceca (1,71). Quelli con i tassi più bassi Malta (1,13), la Spagna (1,19) e l'Italia (1,24).[71]

Note

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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