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Marco Tardelli

allenatore di calcio e calciatore italiano (1954) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Marco Tardelli
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Marco Tardelli (Careggine, 24 settembre 1954) è un ex calciatore e allenatore di calcio italiano, di ruolo difensore o centrocampista.

Fatti in breve Nazionalità, Altezza ...

Cinque volte campione d'Italia con la Juventus, in maglia bianconera ha inoltre vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club, divenendo uno dei primi tre giocatori (assieme ai suoi compagni di squadra e nazionale Antonio Cabrini e Gaetano Scirea) ad aver conseguito tale record, nonché il primo centrocampista in assoluto.[1]

Campione del mondo con la nazionale italiana nel 1982, è celebre l'esultanza con cui festeggiò la sua rete in finale alla Germania Ovest, rimasta nella memoria collettiva come "l'urlo di Tardelli"[2][3] e passata alla storia come immagine-simbolo del calcio italiano[4] nonché, a livello mondiale, come una delle maggiori icone sportive di sempre.[5][6]

Nel 2004 è risultato 37º nell'UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d'Europa dei cinquant'anni precedenti.[7]

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Biografia

Nacque in una famiglia operaia, ultimo di quattro fratelli; il padre era un dipendente dell'ANAS. Durante gli anni trascorsi a Pisa, si guadagnava da vivere lavorando come cameriere vicino a piazza dei Miracoli. Ha due figli: Sara, giornalista,[8] avuta dalla prima moglie, e Nicola, modello, nato dalla relazione con la reporter Stella Pende.[9] Dal 2016 è legato alla giornalista Myrta Merlino.[10]

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Caratteristiche tecniche

Giocatore

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Tardelli realizza il gol-partita al 79' della classica tra Italia e Inghilterra al campionato d'Europa 1980

Di piede destro, da bambino, seguendo e imitando il suo idolo Gigi Riva, che era mancino, diventò ambidestro.[11]

Nelle file del Como venne schierato come terzino sinistro, per poi spostarsi a destra nella Juventus; la sua definitiva affermazione avvenne però nel ruolo di mezzala, su intuizione di Giovanni Trapattoni.[12]

In un'epoca in cui il calcio italiano era conosciuto soprattutto per le sue qualità difensive, spesso legate al catenaccio, Tardelli emerse al contrario come un giocatore grintoso e dotato tecnicamente in mezzo al campo, venendo considerato tra i migliori interpreti al mondo del ruolo nei primi anni 80 del XX secolo.[13][14]

Venne soprannominato Schizzo per il suo modo caratteristico di giocare.[15]

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Carriera

Riepilogo
Prospettiva

Giocatore

Club

Pisa e Como
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Un giovane Tardelli al Pisa nei primi anni 70

Cresciuto calcisticamente nel San Martino, venne scartato ai provini da Bologna, Fiorentina, Milan per via della sua corporatura,[11] prima di essere acquistato dal Pisa per la cifra di settantamila lire. Fece il suo esordio professionistico nel 1972 allo stadio Porta Elisa nel derby toscano contro la Lucchese, squadra della sua provincia natale.[16] Con la società nerazzurra giocò per due anni in Serie C, scendendo in campo 41 volte e segnando 4 gol.

Nel 1974 venne prelevato, su suggerimento di Giancarlo Beltrami, dal Como, società dove trovò come allenatore Pippo Marchioro, con cui instaurò fin da principio un buon rapporto. Mise a referto con i lombardi, in Serie B, 36 partite e 2 gol.

Juventus

Dopo un corteggiamento da parte di Fiorentina e soprattutto Inter (col presidente nerazzurro Ivanoe Fraizzoli che aveva già formalizzato un accordo coi comaschi per 700 milioni),[11] nel 1975 venne acquistato dalla Juventus per 950 milioni di lire,[15] voluto fortemente dal presidente bianconero Giampiero Boniperti.

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Tardelli in maglia juventina nel campionato 1981-1982

Fu subito schierato dall'allenatore Carlo Parola come terzino, alternandolo al più esperto Luciano Spinosi. Esordì con il club torinese il 27 agosto, nella gara di Coppa Italia tra Juve e Taranto, finita 2-0 per i bianconeri.[17] Inizialmente ebbe delle difficoltà a inserirsi in squadra, ma poi seppe ritagliarsi un ruolo anche nel centrocampo bianconero. Fino al 1985 giocò stabilmente con i piemontesi e sempre come titolare inamovibile, eccezion fatta per la stagione 1979-1980 in cui mise a referto solo 18 presenze a causa di un infortunio.[18]

Disputò l'ultima partita in maglia bianconera il 29 maggio 1985, nella finale di Coppa dei Campioni vinta per 1-0 contro gl'inglesi del Liverpool, partita teatro della strage dell'Heysel. Chiuse la sua esperienza a Torino dopo 259 incontri conditi da 34 centri, nel corso dei quali mise in bacheca cinque campionati, due Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe e una Coppa UEFA; un palmarès che ne fa uno dei soli nove giocatori, nella storia del calcio, capaci di conquistare le tre competizioni UEFA per club classiche.[1]

Inter e San Gallo
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Tardelli, all'Inter, festeggia la sua doppietta al Real Madrid nella semifinale di andata della Coppa UEFA 1985-1986

Nell'estate 1985 passò, a causa della sua non soddisfazione per la posizione in campo decisa dal tecnico bianconero Trapattoni, ai rivali dell'Inter, in uno scambio di mercato che coinvolse Aldo Serena: la Juventus pagò 6 miliardi di lire in tutto, valutando Tardelli 3,2 miliardi.[19]

Dopo due stagioni a Milano globalmente al di sotto delle aspettative, in cui spiccò soprattutto la doppietta del 1986 agli spagnoli del Real Madrid nella semifinale d'andata di Coppa UEFA, si svincolò dal club nerazzurro a causa dell'arrivo di Trapattoni sulla panchina interista, con la ripetizione dei contrasti che gli avevano fatto lasciare il club bianconero; quindi nell'estate 1987 si accasò in Svizzera, al San Gallo, vestendo la maglia biancoverde per una stagione prima di porre termine alla sua carriera agonistica.[17]

Nazionale

Fece il suo esordio con la maglia dell'Italia il 7 aprile 1976, all'età di ventuno anni, nell'amichevole di Torino contro il Portogallo (3-1). Divenne poi elemento cardine della selezione guidata da Enzo Bearzot, della quale fu titolare al campionato del mondo 1978 in Argentina e al campionato d'Europa 1980 organizzato in Italia; al termine di quest'ultimo, venne inserito nella formazione ideale del torneo.[20]

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Tardelli in maglia azzurra nel 1976 a Roma, mentre festeggia tra Bettega (a destra) e il commissario tecnico Bearzot (a sinistra) la vittoria sull'Inghilterra nelle qualificazioni al campionato del mondo 1978

Soprannominato da Bearzot Coyote,[15] con 7 presenze e 2 gol fu protagonista della vittoria al campionato del mondo 1982 in Spagna. Qui siglò la rete dell'1-0 nella partita poi vinta 2-1 sull'Argentina nonché la celebre rete del 2-0 nella vittoriosa finale 3-1 contro la Germania Ovest, rete che accompagnò con il suo famoso "urlo", correndo a perdifiato verso metà campo, agitando i pugni, con le lacrime che gli rigavano il viso, e urlando a ripetizione «gol!» mentre scuoteva selvaggiamente la testa: «dopo che segnai, tutta la vita mi passò davanti – la stessa sensazione che, si dice, si ha quando stai per morire. La gioia di segnare in una finale di Coppa del Mondo fu immensa, qualcosa che sognavo da bambino, e la mia esultanza fu una sorta di liberazione per aver realizzato quel sogno. Sono nato con quel grido dentro di me, e quello fu l'esatto momento in cui venne fuori»;[6] per ironia della sorte, quel gol – inserito nel 2010 da Goal.com al 2º posto tra le 50 migliori celebrazioni nella storia dei campionati mondiali,[21] e nel 2014 dalla BBC al 4º posto tra i 100 più bei momenti nell'epopea della Coppa del Mondo[22] – rimase il suo ultimo in maglia azzurra.

Dopo il ritiro di Dino Zoff avvenuto nel maggio 1983, ereditò la fascia di capitano, che vestì in 9 occasioni.

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Tardelli impegna il portiere jugoslavo Pantelić nel 1980 a Torino, durante le qualificazioni al campionato del mondo 1982

Il 25 settembre 1985 giocò la sua ultima partita in nazionale, l'amichevole di Lecce contro la Norvegia (1-2). Fu comunque convocato per il successivo campionato del mondo 1986 in Messico, dove però non venne mai utilizzato nelle quattro gare disputate dagli Azzurri, eliminati agli ottavi di finale.

Con l'Italia ha collezionato in totale 81 presenze e segnato 6 reti.

Allenatore e dirigente

Dopo il ritiro dalla pratica agonistica iniziò per lui la carriera di allenatore. Il 21 settembre 1989 diviene il responsabile dell'Italia under 16.[23][24] Il 1º agosto 1990 passò a essere il vice di Cesare Maldini nell'Italia under 21.[25] Il 26 giugno 1993 lasciò il ruolo per diventare allenatore del Como, in Serie C1,[26] ottenendo a fine stagione la promozione in cadetteria dopo i vittoriosi play-off. Il 13 giugno 1995 passò alla guida del Cesena, in Serie B,[27] ruolo da cui venne esonerato il 25 ottobre 1996.[28][29]

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Tardelli (al centro) nel 1994, tecnico del Como, mentre festeggia con la squadra la vittoria nella finale play-off di Serie C1 e la promozione in Serie B

Il 16 dicembre seguente tornò a fare il vice di Cesare Maldini, stavolta per l'Italia.[30][31] Il 27 aprile 1997 venne annunciato come tecnico dell'Italia under 23 per i Giochi del Mediterraneo di Bari,[32] manifestazione in cui portò gli azzurri, il 25 giugno dello stesso anno, a conquistare la medaglia d'oro. Il 18 dicembre venne quindi nominato commissario tecnico della nazionale Under-21,[33] con la quale vinse nel 2000 il titolo europeo di categoria.

Il 7 ottobre 2000 diventò allenatore dell'Inter,[34] guidando tre giorni dopo l'ultima volta gli azzurrini.[35] Il 19 giugno 2001 venne esonerato dai nerazzurri alla fine di una negativa stagione caratterizzata, fra l'altro, da pesanti tracolli come lo 0-6 nella stracittadina contro il Milan in campionato, e l'1-6 con il Parma in Coppa Italia.[36] Il 29 dicembre 2002 subentra sulla panchina del Bari, in Serie B,[37] conducendo la squadra dal penultimo all'undicesimo posto finale. Confermato anche per la stagione successiva, viene esonerato l'11 novembre 2003.[38]

Il 25 marzo 2004 diventò commissario tecnico dell'Egitto;[39] venne esonerato l'11 ottobre dopo la sconfitta contro la Libia.[40] Il 28 febbraio 2005 diventò allenatore dell'Arezzo, subentrando a Pasquale Marino;[41] Il 21 aprile venne esonerato e sostituito proprio da Marino.[42] Il 14 giugno 2006 entrò nel consiglio di amministrazione della Juventus;[43] il 14 giugno 2007 si dimise, dopo esattamente un anno, a causa di sopraggiunti dissidi con la dirigenza bianconera.[44]

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Tardelli nel 2013, sulla panchina dell'Irlanda, come vice di Trapattoni

Il 1º maggio 2008 venne chiamato dal suo ex tecnico della Juventus e dell'Inter Giovanni Trapattoni nel ruolo di vice alla guida dell'Irlanda[45]. L'11 agosto 2011, quando Trapattoni si operò all'addome, Tardelli lo sostituì alla guida dei Boys in Green in occasione dell'amichevole contro l'Argentina.[46] L'11 settembre 2013, con le dimissioni del Trap, lasciò anche lui la nazionale irlandese.[47]

Dopo il ritiro

Già al termine dell'attività agonistica iniziò a lavorare saltuariamente come opinionista sportivo; nella stagione televisiva 1989-90 fu ospite fisso de La Domenica Sportiva, ruolo poi ripreso dagli anni 2000 quando è opinionista anche in altri programmi di Rai Sport come 90º minuto o gli speciali in occasione di mondiali, europei e partite di coppa, oltreché di Rai Radio 1.

Nel 2016 ha scritto a quattro mani con la figlia Sara l'autobiografia Tutto o niente. La mia storia.[48]

Dal 2023 conduce su Rai 3 il programma L'avversario - L'altra faccia del campione, in cui intervista ex campioni dello sport.[49]

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Statistiche

Presenze e reti nei club

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Cronologia presenze e reti in nazionale

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Statistiche da allenatore

Club

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Nazionale

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Palmarès

Giocatore

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Tardelli (in primo piano) solleva con i compagni di squadra della Juventus la Coppa Italia 1982-1983
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Da sinistra: gli juventini Tardelli, Gaetano Scirea, Francesco Morini e Roberto Tavola festeggiano la vittoria dello scudetto 1983-1984

Club

Competizioni nazionali
Juventus: 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981, 1981-1982, 1983-1984
Juventus: 1978-1979, 1982-1983
Competizioni internazionali
Juventus: 1976-1977
Juventus: 1983-1984
Juventus: 1984
Juventus: 1984-1985

Nazionale

Spagna 1982

Individuale

Italia 1980
2015

Allenatore

Nazionale

Italia U-23: Bari 1997
Italia U-21: Slovacchia 2000

Individuale

1999
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Onorificenze

Collare d'oro al Merito Sportivo - nastrino per uniforme ordinaria
 Roma, 19 dicembre 2017.[51]

Opere

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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