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specie di animali della famiglia Erebidae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'ifantria americana (Hyphantria cunea (Drury, 1773)), è un lepidottero defogliatore della famiglia Erebidae, diffuso in Eurasia e America Settentrionale e Centrale.[1]
Ifantria americana | |
---|---|
Hyphantria cunea, maschio | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Protostomia |
Phylum | Arthropoda |
Subphylum | Tracheata |
Superclasse | Hexapoda |
Classe | Insecta |
Sottoclasse | Pterygota |
Coorte | Endopterygota |
Superordine | Oligoneoptera |
Sezione | Panorpoidea |
Ordine | Lepidoptera |
Sottordine | Glossata |
Infraordine | Heteroneura |
Divisione | Ditrysia |
Superfamiglia | Noctuoidea |
Famiglia | Erebidae |
Sottofamiglia | Arctiinae |
Tribù | Arctiini |
Sottotribù | Spilosomina |
Genere | Hyphantria |
Specie | H. cunea |
Nomenclatura binomiale | |
Hyphantria cunea (Drury, 1773) | |
Nomi comuni | |
Ifantria americana |
Originaria del Nord America venne segnalata per la prima volta in Europa negli anni '40 in Ungheria. In Italia è stata segnalata per la prima volta in Emilia-Romagna, nello specifico in provincia di Reggio Emilia, negli anni '80 per diffondersi poi in Lombardia e in tutto il nord e centro Italia.[1]
Gli adulti misurano dagli 11 ai 15 mm con un'apertura alare di circa 2,5 – 3 cm. la maggior parte delle farfalle punteggiate sono i maschi. Il corpo è ricoperto da una pubescenza di colore bianco, mentre le ali possono essere completamente bianche o presentare numerose macchie di forma variabile e di colore nero.[1]
Le larve appena schiuse misurano circa 2 mm di lunghezza e raggiungono i 3 - 3,5 cm a maturità. Il colore varia dal giallastro nelle giovani larve al bianco-grigiastro-verdastro nelle larve mature. Presentano una forma allungata, cilindrica e sono dotate di un capo nero e ornate di lunghi peli eretti bianchi e nerastri che non sono urticanti e pericolosi ne per l’uomo ne per gli animali.[1]
Questo fitofago sverna come crisalide, compiendo 2 generazioni all'anno con adulti che si presentano rispettivamente tra aprile e maggio, e luglio-agosto.[1]
Le femmine depongono circo 600 uova sulla pagina inferiore delle foglie delle piante ospiti. Le larve nelle prime età sono gregarie, rodono le foglie e tessono tele sericee con le quali raggruppano germogli e foglie, mentre dalla quinta-sesta età in poi si disperdono sulle piante e le defogliano voracemente, fino a completo sviluppo.
Una volta raggiunta la maturità, si rifugiano in anfrattuosità corticali o in altre tipologie di ricovero e lì si incrisalidano. Dopo 10-15 giorni circa emergono nuovi adulti che si accoppiano, depongono nuove uova e danno origine alla seconda generazione di larve, più dannosa della prima. Le nuove larve si nutrono fino alla fine di settembre circa.[1]
L'ifantria si sposta volando tra le numerose specie ospiti. Gli adulti sono discreti volatori e le larve si fanno facilmente trasportate dai veicoli. Anche la mancanza di efficaci nemici naturali, predatori e parassitoidi, ha facilitato la rapida diffusione di questo lepidottero, dotato inoltre di notevoli capacità di adattamento.[1]
Presente in: Canada, Messico, Stati Uniti, Cina, Iran, Giappone, Kazakistan, Corea del Nord, Corea del Sud, Kirghizistan, Austria, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lituania, Moldavia, Macedonia del Nord, Polonia, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svizzera, Turchia e Ucraina.[2]
La specie vive tipicamente nelle foreste e in zone riparie. Nella regione del Pacifico nord-occidentale la si può trovare dal livello del mare alle medie altitudini.[3]
Si tratta di una specie polifaga che può attaccare latifoglie ornamentali, frutticole e forestali, sia piante arboree che arbustive. In letteratura sono riportate circa 200 specie ospiti nella sola Europa tra cui i gelsi (Morus alba e Morus nigra) e l’acero americano (Acer negundo).
Tra le specie ospiti troviamo:[4]
I segni tipici di una pianta infestata sono i nidi sericei biancastri sulle chiome e la presenza di rami defogliati che, nel caso di infestazioni di notevole entità, possono interessare l’intera pianta ospite. Le larve giovani provocano delle erosioni superficiali intaccando il mesofillo ma lasciando intatte le nervature e certe volte anche l'epidermide superiore; il danno provoca comunque una scheletrizzazione delle foglie. Le larve più maturano e più diventano voraci, mangiando l'intera foglia, compresa la nervatura principale. Spesso il danno risulta essere devastante, a causa della natura gregaria delle larve; durante l'estate sono in grado di defogliare l'intera pianta, provocando su di essa un forte stress, anche per il forzato ricaccio conseguente alla defogliazione in periodi di carenza idrica e di caldo eccessivo.[1]
Le infestazioni in piante situate in aperta campagna difficilmente sono oggetto di interventi di contenimento; al contrario, quando presente in parchi e giardini pubblici o privati, questo lepidottero è generalmente poco tollerato.
Per combattere efficacemente la specie è necessario predisporre una strategia di lotta integrata, che comprenda varie tipologie di interventi. In particolare, è fondamentale programmare gli interventi sulla base di accurati monitoraggi sulle specie vegetali maggiormente attaccate dall’insetto. I controlli vanno effettuati verso fine maggio-inizio giugno e a fine luglio-inizioagosto, verificando l’eventuale presenza dei caratteristici nidi sericei sulle foglie più giovani.[5]
Tra le tecniche efficaci nel ridurre il livello di infestazione senza dover ricorrere all’impiego di sostanze chimiche troviamo:[5]
Vengono generalmente utilizzati formulati a base di Bacillus thuringiensis kurstaki, una sostanza attiva di origine biologica che risulta innocua per l’uomo e per gli animali ed ha una bassa persistenza (4 - 10 giorni). Il composto è dunque particolarmente adatto all’impiego sul verde pubblico. I trattamenti devono essere effettuati quando le larve sono ancora piccole, nelle ore serali ed in assenza di previsione di piogge, bagnando in maniera uniforme tutta la chioma, in modo particolare sulle parti più esterne.
Contro le larve risultano efficaci anche preparati a base di Spinosad, principio attivo di derivazione naturale estratto da tossine prodotte dal batterio Saccharopolyspora spinosa, che agisce sul sistema nervoso degli insetti dannosi senza interferire in modo significativo sugli organismi utili. Anche in questo caso la massima efficacia si ha intervenendo sulle larve giovani. Dal momento che in caso di contatto diretto può risultare tossico per gli imenotteri impollinatori (bombi, api, ecc.), è bene utilizzarlo solamente nei momenti in cui gli stessi non sono in piena attività.[5]
I predatori naturali della specie sono 135 e in particolare troviamo:[6][7][8][9][10][11][12]
La specie presenta inoltre 49 specie parassite, incluse 36 specie di vespe e13 mosche. Le principali specie sono:[8][12][13][14]
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